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Il racconto di un viaggio molto difficile. Oggi sogna di diventare architetto e calciatore
3 minuti e 10 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

"Nessuno è felice di camminare per 10 giorni nel deserto senza mangiare, chi è seduto sul divano non può capire quello che ho visto. Quando sono arrivato in Italia ho pensato finalmente non mi tratteranno come spazzatura e ho potuto dormire tranquillo". Così a 'People - Cambia il tuo punto di vista' Ibrahim ha raccontato la sua storia e anche il suo sogno: diventare un architetto e calciatore professionista.

"Viaggio veramente difficile, per capire devi essere lì e non sul divano"

"Sono partito dalla Costa d'Avorio nel 2018, ero ancora piccolo, ero con mia mamma, mio padre è morto nella guerra della costa d'Avorio nel 2010-2011 - racconta Ibrahim - siamo andati insieme in un'altra città del mio paese che si chiama Lakota, dove ho incontrato tanti amici, mia mamma ha lavorato, poi ha deciso lei di andarsene da lì perché avevamo tanti problemi lì con la famiglia e da lì abbiamo fatto il viaggio e siamo arrivati in Algeria".

"E' stato un viaggio veramente molto difficile, per capire devi essere lì, non puoi stare a casa e pensare che è un scherzo, ho visto persone che stavano male e che sono morte ma che hanno fatto tutto per fare questo viaggio".

La storia di Ibrahim è una di quelle che per molti è più comodo ignorare ossia quella dei migranti che sono deportati nel deserto tra Algeria e Tunisia.

"Nel deserto 10 giorni senza mangiare"

"Nessuno è felice di fare questo viaggio, devi avere qualcosa che ti spinge a farlo. In Algeria abbiamo passato momenti difficili perchè lì non ci sono diritti come in Italia, poi dall'Algeria siamo arrivati in Tunisia e poi a Lampedusa. Camminare 10 giorni nel deserto senza cibo e acqua è terribile, sei in mezzo al nulla e indietro non puoi tornare e davanti non sai cosa ti aspetta, neppure se qualcosa di peggiore".

Ragazzo nero in studio televisivoIbrahim partito dalla Costa d'Avorio e arrivato in Italia dopo l'Algeria e la Tunisia

Il mare ultima speranza

Un viaggio estenuante durato mesi le cui ferite sono ancora molto vive in Ibrahim e i suoi occhi diventano lucidi quando con la mente racconta quello che ha vissuto in particolare nel deserto. E gli occhi di Ibrahim non mentono raccontando quello che le parole non riescono ancora a raccontare: il mare come ultima speranza anche a costo di una morte atroce.

"Stare a casa tua è una bella, bellissima cosa, quando qui in Italia vedo ragazzi della mia età con la mamma andare in giro penso quanto sia bello, quando le persone vedono ragazzi come me devono sapere che non è un piacere. Sono venuto perché c'erano problemi gravi".

"Io sono felice di essere in Italia, mi hanno tutti accolto e trattato bene e ho avuto la fortuna di incontrare la Croce bianca genovese con persone meravigliose, persone che vedono gli altri come un uomo".

"L'Italia è un paese di diritto, non è come paesi che trattano gli altri come una spazzatura, sono arrivato qui, potevo dormire tranquillamente, senza che nessuno mi svegliasse, senza dover scappare, e a me basta dormire e che nessuno mi rompa. Qui ho conosciuto persone che sono bravissime, a me nessuno può dire che l'italiano non è una brava persona".

Il sogno: fare l'architetto con Renzo Piano, prima il calciatore professionista

"Il mio futuro in Italia lo vedo bene, sono un sognatore, sogno tanto, voglio fare cose grandi come l'architetto, sono già andato alla Fondazione Renzo Piano a cui ho mandato un'e-mail e mi hanno risposto, sono andato a fare una visita e mi hanno dato tanti consigli, ma gioco anche a calcio, non per divertimento ma per diventare un calciatore professionista, gioco a centrocampo in eccellenza nel Campomorone e siamo primi. Ma anche il calciatore deve pensare a una professione per dopo".

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