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Confagricultura risponde alle proteste avanzate dai cacciatori riguardo l'imposizione di cremazione di tutte le carcasse trovate nella zona rossa
1 minuto e 41 secondi di lettura
di r.p.

GENOVA"Inconcepibile che i cacciatori minaccino di non svolgere l'attività venatoria stante le regole di smaltimento dei cinghiali nelle zone della peste suina", è questa la reazione del presidente di Confagricoltura Liguria, Luca De Michelis, che interviene con forza riguarda la denuncia dei cacciatori liguri (per saperne di più CLICCA QUI).

Apprendendo che molti cacciatori non hanno intenzione di proseguire la caccia nel caso in cui la carne dell'animale non possa essere consumata, una regole imposta per la peste suina che stabilisce lo smaltimento della carcassa con un particolare iter, De Michelis interviene: "Se tale intenzione fosse confermata nei fatti saremmo di fronte ad un’inconcepibile ed inaccettabile presa di posizione che, tra le altre cose, ci fa risultare sempre meno procrastinabile la messa in campo di norme precise e puntuali sulla gestione della ‘filiera della carne di cinghiale’, vero problema, evidentemente, per i cacciatori che paiono più interessati a ciò che ad una salvaguardia del territorio e delle sue attività, in un momento critico come quello della gestione della cronica emergenza peste suina nei territori del genovesato e di parte del savonese”.

Ammettendo che le regole per la caccia nella zona rossa sono particolarmente stringenti e farraginose, Confagricoltura si dice sorpresa della reazione dei cacciatori: l'aspettativa, si legge nella nota, era quella di "una presa di coscienza, di come la caccia, soprattutto in tale area, eserciterebbe un fondamentale ruolo di salvaguardia del territorio e di tutte le attività economiche esistenti lì, e fortemente penalizzate da quasi un anno di zona rossa".

"Più che pensare all'esercito in campo contro la fauna selvatica", conclude il presidente ligure di Confagricoltura, "cominciamo con il semplificare l’iter per gli agricoltori che intendano autodifendersi, sia in termini di sburocratizzazione delle comunicazioni preventive alla difesa del proprio fondo, laddove si pensa che un agricoltore che sorprenda nei propri terreni degli ungulati possa agire solo se comunica agli enti preposti il tutto con 24 ore di anticipo, sia per installare recinti e gabbie di cattura, per le quali non dovrebbe essere necessaria alcuna comunicazione ne autorizzazione".

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