Geo Barents, disperazione e speranza sbarcano nel porto in attività un tema complesso sbarca alla Spezia insieme agli occhi spauriti dei 237 migranti della Geo Barents.
Al di là delle discussioni su rotte, ipotesi di sanzioni, sequestro e diritto di soccorso, un argomento di cronaca urgente e reale arriva in una città del levante della Liguria. Ci costringe nel nostro piccolo mondo, tranquillo e provinciale, ad avvicinarci e osservare il problema. Senza filtri, con le immagini live di una diretta televisiva, come Primocanale fa per tutti i grandi fatti di cronaca che toccano la nostra regione.
Con poco preavviso l’emergenza umanitaria entra in uno scalo abituato ad alti standard d’attività portuale, che non si ferma un attimo, oltre alle tende allestite dalla Croce Rossa.
E rappresenta al meglio tutte la complessità e i paradossi della contemporaneità.
La nave entra in porto oltre la diga foranea e sfila davanti ai grandi cantieri nautici di superyacht, che portano fortunatamente lavoro e ricchezza a questa capitale nazionale della nautica. Stride la disperazione, davanti al lusso.
La Geo Barents a Spezia, lo sbarco dei 237 migranti a calata Artom
Cercano pace, scappano dalla guerra.
Dopo i cantieri in città, vicino alla ciminiera della centrale Enel, ci sono le fabbriche delle armi, l’ex Oto Melara, ora Leonardo che negli ultimi mesi aumenta i turni di lavoro.
Arrivano in porto tra i container veloci, digitalizzati dal pre-clearing in rada, sulla nave di Medici senza frontiere tanti saranno senza un documento d’identità.
Attraccano. Croce Rossa, Caritas, personale sanitario, forze di polizia son pronti: in banchina il cuore è in attesa da ore, a bordo da giorni.
Ecco scendono i primi: le donne e i bambini. Un piccolo passo alla volta, lento, atteso carico di emozioni. Gli operatori bardati della Croce Rossa accarezzano la schiena alle mamme, porgono le braccia ai bambini.
Le istituzioni ci sono tutte: Prefettura, Questura, Regione, Comune, protezione civile. Anche i deputati non mancano, possono entrare scortati e seguire le operazioni.
Da domani ci occuperemo del legittimo dibattito intorno al tema dell’accoglienza, ascolteremo le posizioni diverse, le soluzioni proposte, le richieste di maggiore supporto da parte dell’Europa, dell’applicazione del decreto Piantedosi. Da domani affronteremo nelle sue sfaccettature l’intera questione spinosa controversa.
Ora però siamo qui: li guardiamo scendere, entrare finalmente nelle tende, trovare ristoro e calore, toccare terra.
Il rumore del porto non si ferma, ma i tir rallentano vicino alla banchina Artom.
Una piccola sorride scendendo e scalda i presenti nel gelo della banchina, sullo sfondo i muri dei container e la città. Alla speranza che nasce dalla disperazione basta poco, non serve una cornice.
(crediti foto: Medici Senza Frontiere)
IL COMMENTO
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