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Tra le ipotesi al vaglio anche il possibile intervento di Cassa Depositi e Prestiti
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di Giorgia Fabiocchi

GENOVA - Il governo Meloni ha deciso di attuare lo stop allo sconto in fattura e quello alla cessione del credito, attraverso l'assunzione di un decreto legge ad hoc durante un Consiglio dei ministri. Non è la prima modifica a questo incentivo voluto dal governo Conte II, cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle, in parte rivisto già in passato dall'ex premier Mario Draghi. Con questa nuova definizione non sarà più possibile utilizzare la cessione dei crediti o lo sconto in fattura al posto della detrazione. Insorte, dopo la comunicazione da parte del Governo, sia le opposizioni che le associazioni di categoria che mettono in guardia sulle decine di migliaia di imprese e posti di lavoro a rischio.

Lunedì 20 febbraio è stato il giorno dell'incontro a Palazzo Chigi tra l'esecutivo e le associazioni di categoria, oltre alla presenza delle banche Abi, Cdp e Sace. Una delle possibili chiavi di volta potrebbe essere, per sbloccare i crediti incagliati, la cartolarizzazione o l'utilizzo degli F24 con un meccanismo di compensazione proprio attraverso le banche. Tra le ipotesi al vaglio anche il possibile intervento di Cassa Depositi e Prestiti, come spiegato dal viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Edoardo Rixi. "È evidente che chi si occupa della finanza pubblica in un Paese la prima cosa che deve fare è riavvicinare a sé tutti i crediti per capire quanti sono da pagare - ha spiegato Rixi -. Dopodiché l’intenzione del governo è far fronte al pagamento nei confronti delle imprese, cosa che ad oggi era bloccata comunque, perché le banche non intendevano più pagare i crediti temendo per i loro bilanci".

"Il commento generale è stato di sconcerto e di stupore, inaspettato, pensavo che saremmo andati in una direzione opposta - spiega a Primocanale Andrea Busanelli, vicepresidente nazionale Anaci -. Si ritorna al vecchio sistema nel quale è necessario pagare per poi avere eventualmente accesso al beneficio fiscale, detraendolo dalle imposte. Questo significa quindi che una larga fetta dei nostri condomini non potrà più accedere a nessun tipo di ristrutturazione. Siamo in mezzo al guado con una parte di lavori fatti e una parte di lavori non fatti, e quindi con delle persone che si trovano nella condizione di non avere la possibilità di scegliere, trovandosi costretti a pagare per tutto quello che non potrà essere ceduto".

 

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