Un euro per l'acquisizione e 700 milioni di ricapitalizzazione da parte del Fitd (Fondo interbancario tutela depositi). Con questa offerta i francesi del Credit Agricole avrebbero migliorato la proposta a suo tempo lanciata da Bper (Banco popolare dell'Emilia Romagna) e si sarebbero messi in corsa per mettere le mani su Banca Carige. La notizia è ufficiosa, ma Primocanale ha avuto importanti conferme, anche se dal gruppo francese non trapela alcun commento.
La cosa, però, potrà durare in questi termini opachi soltanto poche ore. Il chiarimento sulla possibile avance di Credit Agricole dovrà avvenire perché ovviamente l'ipotesi, fattasi più concreta dopo i rumor dei giorni scorsi, sicuramente condizionerà i titoli azionari coinvolti. Quindi, o i francesi diranno come sta la situazione in modo autonomo, oppure è praticamente certo l'intervento della Consob, la commissione di vigilanza sulla Borsa. Questo anche perché prima di fine anno la stessa Bper aveva sollecitato un intervento dell'organismo guidato da Paolo Savona, ritenendo che il proprio atteggiamento di grande chiarezza facesse a pugni, invece, con il lavorio sottobraccio di cui riferivano i giornali a proposito dell'interesse possibile da parte di Credit Agricole, di Bnp Paribas e del fondo americano Cerberus.
Bper, dopo l'iniziale proposta (un euro per l'acquisizione e un miliardo di ricapitalizzazione da parte del Fitd) aveva accettato di approfondire il discorso, di fatto dicendosi pronto a migliorare l'offerta, ponendo come unica condizione la possibilità di aprire un negoziato un esclusiva.
Questa eventualità era stata rifiutata dal Fitd, guidato da Salvatore Maccarone, in ragione dei conflitti interni allo stesso Fondo interbancario, con i grandi istituti azionisti pronti ad accogliere la proposta di Bper (controllata da Unipol) ed i piccoli schierati, invece, per vedere se dal mercato arrivavano altre proposte. Questo atteggiamento ritenuto reticente ha sollevato molte critiche nei confronti del Fondo e del suo timoniere, tanto più che il socio principale, Banca Intesa, attraverso il presidente Gian Maria Gros Pietro aveva benedetto l'ipotesi Bper: "Siamo di fronte ad un'ottima opportunità", disse, in chiaro contrasto con il silenzio fin troppo rumoroso di Maccarone.
Ora l'offerta di Credit Agricole. Che cosa accadrà? Il primo quesito è: Bper parteciperà a una competizione vera e propria per acquisire Carige, oppure, se l'interesse dei francesi verrà confermato, si farà da parte? Bisogna ricordare che in ballo non c'è soltanto la definitiva chiusura del dossier Carige, in sofferenza ormai da anni, ma anche la possibile nascita del terzo gruppo bancario italiano, se Bper dovesse rilevare il principale istituto ligure. Sarebbe una cosa importante dal punto di vista del sistema Italia, ma è una eventualità che alle banche piccole e medie, azioniste del Fitd, piace poco. Anzi, non piace affatto.
In più, e certo non secondario, c'è il fatto che i liguri già conoscono Credit Agricole per aver acquisito a suo tempo Carispezia, un marchio sparito dalla circolazione. Accadrebbe la stessa cosa con Carige? La domanda rimane per adesso senza risposta. Ma, certo, il precedente spezzino non è incoraggiante. Così come bisognerà esattamente vedere come stanno le cose quanto a possibili sovrapposizioni, praticamente inesistenti invece nel caso di Bper. Entro poche ore, tuttavia, qualcosa in più bisognerebbe sapere. Speriamo che possa piacere a tutti i liguri che hanno in Carige un punto di riferimento. Di sicuro, però, se la spuntasse il Credit sarebbe un altro pezzo del nostro Paese che finirebbe sotto il controllo della Francia. La quale, invece, non è così di manica larga quando siamo noi a provare ad acquisire i loro cespiti. Vedere il caso Fincantieri-Cantieri Saint Nazaire, giusto per fare un esempio.
IL COMMENTO
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