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Mentre si registrano due casi a Ronco, tre in Basso Piemonte e due in via di accertamento a Voltaggio
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di Stefano Rissetto

Peste suina, lunedì mattina si riuniscono nella sede della Regione Liguria tutti gli addetti ai lavori e gli esperti, per definire le prime strategie di intervento. La situazione è pesante: due casi sono stati accertati a Ronco Scrivia, tre in Basso Piemonte e due sono in fase di verifica a Voltaggio. Preannuncia Gianni Oliveri (nella foto), sindaco di Campoligure e presidente ATC1 Genova: "Per prima cosa, va sottolineato che il virus non è pericoloso per gli esseri umani e per le altre specie animali, riguarda solo i suidi domestici e selvatici. Fortunatamente, per il momento, l'area interessata è circoscritta tra Ovada, Isola del Cantone, Voltaggio e Fraconalto".

"Questo virus - sottolinea - è incredibilmente aggressivo e contagioso, può uccidere un animale in una decina di giorni e utilizza come vettore chiunque tocchi un cinghiale morto, chiunque transiti in un'area dove sia passato un cinghiale malato. La situazione è questa, bisogna cercare di contenerla".

"Francamente, in considerazione delle preoccupazioni emerse nei vari incontri, mi attendevo un provvedimento molto più restrittivo: credevo - prosegue Oliveri - che l'intenzione fosse quella di mantenere le restrizioni per un periodo ben superiore ai 6 mesi indicati e che si sarebbe andati verso il blocco di tutte le attività legate alla silvicoltura come il taglio dei boschi, le coltivazioni di ulivi e vigne".

Il sindaco di Campoligure preannuncia le prime iniziative concrete: "Nei prossimi giorni partiranno le attività di monitoraggio all'interno e all'esterno dell'area infetta, coordinate da Alisa. Si dovranno individuare gli animali morti su cui verranno effettuati dei prelievi "chirurgici" che seguiranno un protocollo ben preciso. Non sarà semplice. Non si tratta infatti di percorrere sentieri e strade: occorrerà addentrarsi nelle parti più aspre del nostro impervio territorio, seguire i rivi e ricercare gli animali all'interno del loro habitat naturale, dove presumibilmente i cinghiali contagiati tendono ad andare a morire. Per fare questo lavoro è stata richiesta la disponibilità ai cacciatori "qualificati" appartenenti alle squadre da cinghiale. I cacciatori selezionati interverranno nella loro zona di competenza di cui sono esperti conoscitori. Al termine di questa operazione, che dovrebbe durare due o tre settimane, si analizzeranno i dati e sarà così possibile valutare l'estensione del problema. E' sulla base di questi dati che potranno essere valutate le azioni da mettere in campo e rivedere anche il discorso legato alle attuali restrizioni".

Si tratta di fare presto: "Sarebbe disastroso l'impatto economico ed occupazionale se la malattia di si diffondesse in Emilia Romagna e Lombardia dove è concentrata la grande produzione di carne di maiale e suoi derivati. E' però necessario che siano altresì salvaguardate le attività delle aree interessate dalle restrizioni e che trovano una buona parte del loro reddito nel turismo e nell'escursionismo. Dovremo trovare il giusto equilibrio tra questi due aspetti, sperando che al termine del monitoraggio sussistano le condizioni per ridurre le restrizioni. In caso contrario sarà indispensabile ricorrere ai ristori per le attività penalizzate da questa nuova emergenza".