GENOVA - "Sampierdarena sta pagando sull'onda lunga delle problematiche del covid e del ponte Morandi un prezzo molto alto. Poi c'è l'immigrazione". Racconta così la situazione che sta vivendo la via Buranello, un tempo centro del commercio sampierdarenese insieme a via Cantore, ora caratterizzata da file di serrande chiuse, Rodolfo Bracco, presidente del civ della via e titolare di un negozio aperto più di 10 anni fa a qualche passo da piazza Vittorio Veneto. Primocanale inizia la sua inchiesta andando a scoprire cosa pensano proprio loro, i commercianti, una delle parti più importanti del tessuto del quartiere dopo anni di denunce ma anche lavori per le strade di Sampierdarena.
"C'è stato un notevole calo sia del flusso di clientela normale che del flusso del posto", racconta Bracco, che nel suo negozio di forniture elettriche vende lampadine, prese, pittura e molto altro.
Il presidente del Civ di via Buranello dipinge una situazione difficile, d'altronde da tempo Sampierdarena è entrata nella lista delle "zone critiche" della città. "Le attività tradizionali stanno chiudendo e si, ce ne sono anche di nuove che stanno aprendo ma sono realtà da verificare sul terreno".
Solo a ottobre dell'anno scorso aveva chiuso la storica orologeria della via, aperta da 103 anni ma arrivata alla fine della sua corsa dopo che il proprietario aveva dovuto rendere temporaneamente gli spazi per permettere all'azienda ferroviaria di compiere alcune verifiche strutturali. Poco dopo l'annuncio che non avrebbe fatto più ritorno, lasciando un vuoto proprio di fronte a piazza Barabino, accanto a un'edicola vuota ormai da tempo.
Così l'ex orologeria si è aggiunta alla costellazione di spazi chiusi i voltini della ferrovia, da tempo al centro di un progetto legato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che dovrebbe concludersi nel 2025 con la completa riqualificazione degli immobili e l'apertura a nuove attività. Da piano progettuale si parla di 29 voltini più ampie e una trentina di nicchie della misura di 1,70m x 5m. Altri voltini e nicchie sono già occupate da attività commerciali, da spazi pubblici (Amiu, Centro Civico Buranello) oppure sono inagibili per vari motivi. In tutto gli spazi sono un'ottantina.
"Quando mi aprono quattro barberie, tutte tenute da extracomunitari, ma anche bar e ortofrutta, che senza nulla togliere hanno un sistema di lavoro completamente diverso dal nostro, allora non c'è stato un ricambio omogeneo e sinergico. Il nostro è un negozio di nicchia e riusciamo a resistere nonostante tutto, ma solo perché abbiamo cose un po' particolari ecco e abbiamo clienti che arrivano persino da fuori città".
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IL COMMENTO
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