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L'assessore all'Ambiente Campora conferma l'idea: "A realizzarlo e gestirlo potrebbe essere Amiu". I vantaggi riguardano la riduzione dei rifiuti in discarica, tra le criticità il fatto che i sottoprodotti generati dalla combustione creano ceneri e fumi
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di Andrea Popolano

GENOVA - Genova riapre alla possibilità di un termovalorizzatore in città per gestire il ciclo di rifiuti. In consiglio comunale è passata una mozione che impegna la giunta a trovare ogni possibile strategia utile a garantire L'approvvigionamento energetico compreso l’ipotesi di termovalorizzatori e rigassificatori (Leggi qui).

Poche ore dopo l’assessore all’Ambiente Matteo Campora in commissione candida la città ad ospitare l’opera. "Genova si candida a ospitare un impianto che chiuda il ciclo dei rifiuti, potrebbe essere un termovalorizzatore o un gassificatore e a realizzarlo e gestirlo potrebbe essere Amiu"

L’assessore aggiunge: "Ancora non possiamo dire se sarà un termovalorizzatore, o un inceneritore, non ho paura di utilizzare questa parola, oppure un impianto che immetta energia nella rete, un waste to energy, waste to chemical o un gassificatore, ma dobbiamo ricordare che anche quando sarà pronto il Tmb resterà sempre una frazione che dovrà essere conferita in discarica, e tra 10 anni la discarica di Scarpino non sarà più disponibile". A chiedere informazioni sull'ipotesi di un termovalorizzatore a Genova sono stati i consiglieri di Pd, M5s e lista Rossoverde, D'Angelo, Ceraudo e Bruzzone.

E l'assessore ad Ambiente e Rifiuti ha fatto un riferimento anche all'ex sindaco di Genova Beppe Pericu: "Era di centrosinistra ma nel 2002 era arrivato a tanto così dal realizzare un inceneritore, bene se si fosse realizzato si sarebbero evitati tanti problemi, questa non è una questione di religione, è una questione di pragmatica". E ancora: "La Lombardia, l'Emilia Romagna, il Veneto hanno termovalorizzatori - afferma Campora - sono tra le regioni più produttive e se hanno fatto questa scelta ci sarà un motivo, oggi sono le regioni che sul fronte del ciclo dei rifiuti hanno meno difficoltà".

Il progetto di realizzare un termovalorizzatore a Scarpino, sulle alture di Sestri Ponente, era già stato lanciato in passato. Ma il progetto ha subito diversi rallentamenti.  La questione del termovalorizzatore è legata infatti a doppia corda a quella del Tmb (trattamento meccanico biologico) con cui l'amministrazione avrebbe voluto chiudere il ciclo dei rifiuti proprio a Scarpino. Ma la costruzione dell'impianto, realizzato in project financing da un'azienda del gruppo Iren, è in stallo da tempo a causa del sorgere di alcune problematiche tecniche e dei relativi extra-costi.

In Italia ci sono al momento 37 termovalorizzatori che producono una quantità di energia che equivale al 2% che arriva dal gas russo prima del conflitto. Si tratta di inceneritori che convertono il calore generato dalla combustione dei rifiuti in energia destinata ad altro uso. I termovalorizzatori bruciano rifiuti solidi urbani come piccoli imballaggi, carta sporca e stoviglie di plastica e quelli speciali (derivanti da attività produttive di industrie e aziende. L'esempio preso a riferimento è quello del termovalorizzatore di Copenaghen in Danimarca. Le scorie prodotte dall'inceneritore sono pari a 90mila tonnellate l'anno e rappresentano il 22,5% circa del totale del materiale bruciato. Tutto questo materiale va smaltito in apposite discariche per rifiuti speciali.

Ma quali sono i pro e i contro dei termovalorizzatori? Secondo uno studio dell'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) la la termodistruzione viene considerata una tecnologia ecologicamente accettabile per il trattamento dei rifiuti solidi urbani, ma non a impatto ambientale nullo.

Per quanto riguarda i contro il problema principale è legato ai sottoprodotti generati dal processo di combustione dei rifiuti, il quale crea ceneri e fumi. Gli impianti più avanzati sono in grado di filtrare varie volte gli scarti della combustione, riducendo la quantità e la pericolosità di questi materiali, tuttavia rappresentano comunque il 10-15% del totale dei rifiuti utilizzati per la termovalorizzazione. Secondo l’Ispra questi materiali di scarto devono essere trattati con attenzione, poiché contengono metalli pesanti nocivi per la salute e l’ecosistema. Inoltre i termovalorizzatori sono responsabili per l’emissione di gas serra e altre sostanze, come l’anidride carbonica, le diossine e il particolato, le quali contribuiscono all’effetto serra ed al fenomeno delle piogge acide.

I vantaggi riguardano invece la riduzione dei rifiuti in discarica, un processo che provoca ingenti costi per la società e un danno elevato per l’ambiente con l’inquinamento delle risorse naturali. Inoltre è possibile produrre energia elettrica e termica a basso costo, per diminuire l’impiego dei combustibili fossili come il petrolio, il gas e il carbone.

A Genova e provincia nell'ultimo anno Amiu ha raccolto circa 320 mila tonnellate di rifiuti, poco meno di 500 kg per residente. Nel 2022, i rifiuti urbani avviati a smaltimento sono stati 163.229 tonnellate, circa il 50% del totale, in diminuzione rispetto al 2021 come effetto di un aumento della raccolta differenziata e di un migliore mix degli impianti. Di queste, circa 90.000 tonnellate sono state conferite presso la discarica di Scarpino – che assorbe circa il 55% dei rifiuti avviati a smaltimento. Genova città è arrivata a un tasso di riciclo del 43,06%, dato in ritardo rispetto alle altre grandi città del Nord. Mancato il target di oltre tre punti percentuali. Nel 2023 l'obiettivo è arrivare al 56,15%. Il piano industriale di Amiu prevede 54,8 milioni di investimenti per migliore il servizio.

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