GENOVA - Quattro carcasse nel greto del Bisagno durante il monitoraggio delle guardiacaccia e una a Mignanego ritrovata dagli agenti regionali: prosegue a ritmo battente il monitoraggio per prevenire e circoscrivere la zona rossa per la peste suina africana che sta colpendo i cinghiali di Liguria e Piemonte.
Oggi una squadra di guardiacaccia, perlopiù cacciatori, ha battuto palmo a palmo il greto del Bisagno: la prima carcassa di cinghiale è stata rinvenuta sotto la piastra del torrente, all'ingresso del casello di Genova Est di Staglieno: "Questo cinghiale, una femmina, sembra morto da 20-25 giorni - afferma Donato, una delle guardie venatorie presenti alle ricerche - per ora non dobbiamo escludere che possa essere morto per motivi diversi dalla peste, del resto è il periodo in cui i maschi si scontrano. Aspettiamo il riscontro di Asl".
In tutto sono stati contati 120 cinghiali vivi: una ventina di più di quanti di quanto era preventivato. Branchi con adulti e tanti piccoli.
A spiegare perché le guardie venatorie, perlopiù cacciatori cinghialisti, disarmati ovviamente, dopo tante battute nei boschi hanno scelto di monitorare il greto del Bisagno è Adriano Zanni, presidente Federcaccia: "La settimana scorsa è stata trovata una carcassa vicino all'uscita autostradale di Genova Est, per questo abbiamo esteso i controlli nel greto del torrente e soprattutto nella parte tombinata vicino allo stadio".
Il percorso delle guardie venatorie è partito da più parti, dall'ingresso del cimitero di Staglieno e dal ponte di Sant'Agata e si è concluso al giro del Fullo, a Struppa.
"Non credo che gli animalisti contesteranno - risponde a una precisa domanda Zanni - facciamo un lavoro utile a tutti e non ai cacciatori". Poi l'invito: "Se vogliono darci una mano anche gli animalisti sono i benvenuti".
IL COMMENTO
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