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di Eva Perasso

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Il 21 marzo ogni anno l'associazione Libera promuove la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, divenuta ufficialmente giornata nazionale dal 2017. L'iniziativa nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci del 1992 - Antonio Montinaro, agente della scorta di Giovanni Falcone - e non sente pronunciare mai il suo nome.

"Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome", ricorda Libera che dal 1996, ogni anno legge in una diversa piazza italiana un lungo elenco di nomi: quest'anno è stata scelta Roma e i nomi sono arrivati a 1081, con 12 nuove persone a far parte della lista.

Tra i nuovi "ingressi", del presente e del passato, ci sono persone comuni: c'è Francesco Pio Maimone, 18 anni, ucciso da un colpo di pistola vagante il 20 marzo 2023 sul Lungomare di Napoli, nel corso di una lite tra gruppi rivali. C'è Giulio Giaccio, 26 anni, rapito e ucciso il 30 luglio 2000 da un gruppo di camorristi, scambiato per un altro uomo che aveva una relazione con la sorella dei due killer. Oppure Giuseppe Leone, agricoltore e orchestrale di 63 anni, che nel '91 fu ucciso a Surbo, in provincia di Lecce, perché testimone di un delitto di mafia.

"Sono tantissime le vittime innocenti di mafia in Italia ma c'è anche un malinteso senso che riguarda il concetto di eroismo e commemorazione", commenta a Primocanale il presidente della commissione regionale antimafia Roberto Centi. "L'eroismo di Falcone e Borsellino e di chi è morto non è in quel giorno, ma è in tutta la vita, l'impegno che hanno messo, la raccolta di dati, di informazioni per arrivare al maxi processo e al risultato che ebbero. Senza coloro che lavoravano per loro e le scorte non avrebbero potuto svolgere il loro lavoro come l'hanno svolto".

E poi il focus non può che essere sulla Liguria, che "è anche terra di mafia, soprattutto di 'ndrangheta. Ci sono circa 450 beni sequestrati alle mafie, dai porti liguri viene sequestrato circa il 45 per cento della cocaina in Italia, pensiamo ai tanti processi che si sono svolti sul nostro territorio. Circa un anno fa poi fu arrestato a Genova in san Lorenzo un boss tra i maggiori ricercati in Italia, Pasquale Bonavita", racconta Centi.

"La nostra regione però ha anche gli anticorpi, sono orgoglioso di quel che è successo in consiglio regionale martedì: abbiamo votato all'unanimità un testo che porta a stanziare ogni anno 600mila euro per ristrutturare i beni confiscati in Liguria. Nel testo si aiutano anche i comuni dal punto di vista formativo, che devono gestire un iter complesso. Sono 41 in Liguria i comuni che hanno beni confiscati, non solo grandi come Genova ma anche piccolissimi".

 

 

 

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