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Aveva studiato Scienze Politiche e Internazionali a Genova, laureandosi nel 2007 con il massimo dei voti. Poi con l'associazione di Gino Strada aveva realizzato il sogno di aiutare gli altri con il proprio lavoro. Ma è scomparsa prematuramente a Kabul
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di Silvia Isola

GENOVA - Voleva impiegare la sua vita per contribuire ad un mondo migliore. E così è stato, seppure è stata troppo breve la vita di Silvia Longatti, scomparsa prematuramente a causa di una polmonite fulminante a Kabul lo scorso 11 marzo. Lì si trovava per la sua seconda missione in Afghanistan assieme ad Emergency, dove era felice di poter aiutare gli altri "anche lontano dalle sue scrivanie". Ma Silvia, nata a Prata Camportaccio, in provincia di Sondrio, la cui vita si è interrotta a 37 anni, tra le tante cose che ha fatto è stata anche una studentessa dell'Università di Genova. Per questo l'ateneo oggi ha voluto ricordarla con un evento speciale assieme ai suoi familiari, ai colleghi di Emergency, ai compagni di allora e agli studenti del Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali. Lì si era laureata in triennale in Scienze Internazionali e Diplomatiche nel 2007. 

In sua memoria, l'ateneo le ha conferito la medaglia d'argento e il diploma di merito. Il riconoscimento è stato consegnato dalla prorettrice Nicoletta Dacrema ai familiari durante un evento organizzato in sua memoria dal Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali dell'Università di Genova nell'Aula Magna dell'Albergo dei Poveri. Presenti anche Luca Beltrametti, Preside della Scuola di Scienze Sociali, Daniela Preda, direttrice Dispi, Enrico Di Bella Vice direttore Dispi.

A ricordare la Silvia 'studentessa' è stata la compagna di corso e amica Elena Bruno che commossa ha raccontato gli anni genovesi di quella che anni fa avrebbe descritto come "una secchiona dal cuore grande", ma che oggi è semplicemente una persona eccezionale. I suoi 30 e lode, il suo modo di aiutare sempre gli altri e lavorare insieme, il suo sorriso e quegli esami che preparava con facilità: Silvia era una ragazza solare che amava fare festa, ma che aveva un obbiettivo, quello di laurearsi e trovare subito un lavoro che migliorasse la vita di qualcuno. Una passione trasmessa da suo papà Paolo, con cui andò in Burundi, esperienza su cui poi scrisse la tesi di laurea triennale per cui prese il massimo dei voti. "Ha vissuto poco, ma è come se avesse vissuto due vite": così Giovanni Longatti, nel ringraziare l'ateneo per aver conferito la medaglia d'argento alla sorella. Una parola per descriverla? "Insieme".

"E la nostra amica Giulia si ricorda il loro primo incontro in cui le disse: -Stai andando all'Albergo dei Poveri? Cerchiamolo insieme. Ecco lei voleva fare le cose insieme agli altri"

L'incontro ha visto la partecipazione degli studenti del Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali che hanno potuto ascoltare la testimonianza di Daniele Giacomini, area Director Emergenza&Sviluppo di Emergency, che ha raccontato le attività dell'associazione umanitaria fondata da Gino Strada in Afghanistan, e il racconto di Michele Collareta, anestesista di Emergency che ha lavorato a stretto contatto con Silvia Longatti. "Dal '99 ad oggi Emergency ha aperto 3 centri chirurgici in Afghanistan e un ospedale pediatrico che è tra i più grandi di quelli gestiti da Emergency nel mondo. Contiamo 1800 dipendenti e abbiamo 42 centri sparsi sulle province in cui siamo presenti. Ricordo che è un paese che rimane estremamente armato, dagli 8 anni in su è facile che una persona abbia un'arma, per cui anche una tensione di vicinato può sfociare in colpi d'arma da fuoco", ha spiegato Daniele Giacomini ai ragazzi. E Michele Collareta a Primocanale ha raccontato che collega e donna è stata Silvia. "Per me è stata una compagna di vita prima che una collega e mi ha fatto scoprire da medico da sanitario quanto di non medico ma di altissimamente professionale c'è nella cooperazione anche dal punto di vista organizzativo, logistico, amministrativo. Quanto è complessa la macchina e quanto è importante che ciascuno la faccia funzionare nel modo migliore". 

"Era una ragazza amatissima e che aveva il carisma per portare con sé dalla sua parte diciamo tantissime persone"

Alla mattinata ha tenuto ad essere presente anche la giornalista Cecilia Sala, collegata da remoto, che ha fatto un quadro di quelle che sono le condizioni del paese e della donna, dopo la presa del potere dei talebani. Ne è emersa una fotografia di un Afghanistan nuovamente scomparso rispetto all'attenzione dei mass media, un paese che oggi sta attraversando un momento di pace, ma che è logorato da un profondo conflitto sociale che rende l'attività di Emergency fondamentale, dato che si tratta di uno dei principali attori della gestione sanitaria sul territorio. E se non è più al centro della cronaca, al tempo stesso anche gli aiuti negli ultimi anni sono stati più indirizzati verso l'Ucraina e la Palestina, portando ad una contrazione delle risorse. Ma al tempo stesso c'è una parte del paese che resiste, nel segreto delle proprie case, in una protesta silenziosa, con le donne che studiano sostenute dalle proprie famiglie. 

L'invito da parte di Emergency è stato quindi a informarsi su come sostenere i progetti in corso e sulle opportunità per mettere al servizio degli altri le proprie competenze, seguendo l'esempio di Silvia Longatti. "Il nostro Ateneo sta riconoscendo il valore di studenti e studentesse che purtroppo sono scomparsi prematuramente e che hanno lasciato una grande traccia, dando un grande esempio ai nostri ragazzi", sottolinea la prorettrice Nicoletta Dacrema. "I temi della cooperazione internazionale sono fondamentali per l'Università di Genova e Silvia ha dato un grande contributo, distinguendosi non soltanto nel merito degli studi, ma per le sue attività di volontariato". 

 

 
 
 
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