GENOVA - Quel giorno, quel drammatico 15 gennaio 2017, per Valentina è stato come perdere due volte la madre. E sì, contemporaneamente è rimasta anche orfana di un padre, quel padre che oggi è in carcere per aver ucciso con 29 coltellate la moglie Rossana Belvisi. Valentina - oggi Belvisi come la sua mamma, dopo aver scelto di adottare il suo cognome - ha portato la sua testimonianza davanti a 150 ragazzi delle classi quarte e quinte superiori dall'Emilia Romagna, giunti a Palazzo Ducale a Genova nell'ambito del progetto "Binario Uno - In viaggio contro la violenza".
A Palazzo Ducale 150 ragazzi da Bologna per dire no alla violenza sulle donne - L'INIZIATIVA
Allora aveva 24 anni, oggi ne ha 32 e ha un figlio di quattro anni, ma quel dolore non si rimargina e non si perdona. Tanto da cancellare dal suo vocabolario la parola 'padre', per lei ormai solo Luigi.
"Ha preso 18 anni che sono davvero pochi, gli hanno tolto la crudeltà, perché secondo il giudice non le ha recato ulteriori ferite... Anche se l'ha colpita in tutti gli organi vitali, con 29 coltellate. Gli hanno dato 18 anni, è in carcere da 7, quindi sicuramente ne rimangono molto pochi da scontare. Io l'ho visto nel 2018 e lo sa benissimo che non potrò mai perdonarlo"
Un mese prima la madre aveva scoperto che il marito aveva un'amante con un figlio, dopo che si erano presentati sotto casa. Nonostante tutto, era andata in vacanza con lui a Pantelleria poco dopo. Una volta fatto ritorno a casa a Milano, l'ultima fatidica lite. "Io anche stavo tornando da una vacanza in Svizzera e i telefoni di entrambi erano staccati. Ho scoperto che mia mamma era morta dal telegiornale perché ancora non mi aveva chiamato nessuno". Poi è rimasta sola, senza nessun supporto da parte dello Stato. "La casa me l'hanno restituita dopo un mese e mezzo, mi sono stati vicini tanto i colleghi della mamma dell'Inps che mi hanno aiutato tantissimo e poi le associazioni che ho conosciuto a Milano".
"Allo Stato chiedo di non chiudere le porte a noi che rimaniamo orfani quando poi si 'risolve il caso': occupatevi di noi, informatevi se ha bisogno di lavorare o di studiare e del suo supporto psicologico"
E da quel dolore e quell'odio ne è nato un libro, "Rinasco per te", che si augura possa aiutare le donne a trovare il coraggio di denunciare. Quel coraggio e quella forza che purtroppo Rossana non ha avuto e che un anno prima sui suoi social scriveva "Non dimenticare mai che ti amo, la vita è piena di momenti difficili, ma anche di istanti magici. Impara qualcosa da ogni situazione e diventa la donna che so che potrai essere". Ai ragazzi ha voluto ricordare innanzitutto l'importanza di costruirsi una indipendenza economica, specialmente per le donne che devono mettere loro stesse al primo posto.
"Al primo schiaffo, alla prima sberla, al primo 'perdonami, non lo farò più', anche se si è tanto innamorati, bisogna lasciarlo"
IL COMMENTO
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