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In un secolo e mezzo, la famiglia Costa ha costruito un impero industriale che ha attraversato vari settori, partendo dal commercio e dalla produzione di olio per poi espandersi nel tessile, nell'immobiliare e nell'armatoriale con il trasporto passeggeri. Nel 1997, Costa Crociere è stata venduta alla compagnia americana Carnival, segnando la fine di un'era ma anche l'inizio di un nuovo capitolo per la famiglia.

Nello stesso anno, alcuni membri della famiglia fondavano Costa Edutainment, con l'obiettivo di gestire l'Acquario di Genova e il Bigo, l'ascensore panoramico della città. Questa iniziativa ha rappresentato il punto di partenza di una serie di acquisizioni e espansioni che hanno portato Costa Edutainment a diventare il leader nazionale nella gestione di strutture dedicate ad attività ricreative, culturali, didattiche, di studio e di ricerca scientifica. Dietro tutto questo c'è Beppe Costa, classe 1956, che con il profilo basso tipico dei genovesi, è anche presidente di Palazzo Ducale e imprenditore portuale, presidente della sezione terminal operator di Confindustria Genova e amministratore delegato di Saar depositi portuali.

Presidente, partiamo subito dalla maxi inchiesta che ha sconvolto la Liguria. Lei due giorni dopo, proprio da noi a Primocanale, disse: “Genova rischia di fermarsi”. Sono passati quasi due mesi che idea si è fatto?
“Diciamo che l’operatività quotidiana funziona. Le pratiche in autorità portuale sono invece più lente, anche se le interlocuzioni che ho sono nella norma, negli uffici si sta lavorando come prima. Ad esempio uno dei problemi che abbiamo è quello dell’addizionale per gli autotrasportatori e ne stiamo discutendo. Avremo incontro con commissario Seno la settima prossima”.
Genova rischia di rallentare la sua corsa?
"Sicuramente è stata una bella botta proprio in un momento storico importante. Il fatto che Regione e Comune andassero di pari passo e avessero la stessa visione era una marcia in più. Vedremo..."
Lei in porto ha sempre chiesto nuovi spazi. E’ davvero il problema principale questo?
“Sicuramente è grosso problema, ma non possiamo farci niente. O poco”
Nuova diga di Genova. Sì o no?
“Assolutamente sì”
Costa Edutainment è una florida realtà a livello nazionale con numeri straordinari. Qualche mese fa stava cercando nuovi soci. Li ha trovati? 
“In parte la questione portuale e quello che è successo con l’inchiesta rallenta tutto. L’Acquario ha una concessione con la Porto Antico che a sua volta ha la concessione da Autorità Portuale, ma sono arrivate offerte che sto valutando. La fretta non l’avevo prima e non ce l’oggi”.
Lei anche è l'artefice, con altri soci, della nascita di Opera20 (ex Opera Laboratori Fiorentini), attiva nella gestione di musei. Nel portfolio avete siti come gli Uffizi, i Musei Vaticani, la Reggia di Caserta, il Parco archeologico di Pompei…
“Gestiamo una ottantina di siti in giro per l’Italia. Un fatturato importante con circa 800 dipendenti e vogliamo crescere ancora”
Perché lo Stato non si fida ancora molto dei privati?
“Sta cambiando qualcosa. Il ministro attuale e i suoi direttori nominati da lui hanno un approccio molto più collaborativo con il privato, finalmente siamo visti come dei collaboratori e non dei nemici. E’ una sinergia vincente”
Come è nata la sua passione per l’arte?
“Dalla sorella di mia mamma, mia zia Colette Bozzo Dufour. Era una studiosa, aveva decine di migliaia di libri, un archivio che verrà  dato alla Normale di Pisa che ha fatto un lavoro importante di digitalizzazione. A Genova resteranno alcuni lavori comunque. E poi da ragazzo andavo a vedere i musei inglesi con un un approccio meno culturale e più vicino al pubblico. Fino a venticinque anni fa i musei italiani erano fatti solo per i cultori dell’arte e dovevano andarci le scuole e questo mi dava un po’ fastidio. Così ho mi sono detto: proviamo a cambiare le cose, devono essere per tutti”
Veniamo al Ducale. Dopo sei mesi se la sente di dare un giudizio della nuova direttrice Ilaria Bonacossa?
“Prima dovevo andarci tutti i giorni almeno un’ora, oggi posso andarci una volta alla settimana. Bonacossa ha intercettato l’ottima squadra che c’era con la quale ha un ottimo rapporto, sono molto contento anche dal clima che si è formato e si vede anche negli eventi. La Storia in Piazza e Limes hanno avuto un eco più importante di quello che hanno avuto alcuni anni prima. E mi permetta di raccontare anche l'importanza di Primocanale, far vedere al grande pubblico cosa facciamo per noi è una cosa molto importante"”
Che giudizio degli imprenditori genovesi?
“Con il Ducale non sono ancora riuscito a far breccia come vorrei, sto avvicinando molti imprenditori, ci sto lavorando vediamo cosa viene fuori. Di certo qualcosa è cambiato, una volta mi mandavano a qualche paese ora almeno mi stanno a sentire. Mi permette una battuta?”
Certo…
“In tanti hanno supportato Ocean Race, potevano dare qualcosina a noi. Ma sappiamo che è così speriamo che cambi qualcosa. Noi dobbiamo fare cose concrete, come questa mostra “Nostalgia”, fatta internamente dopo tanti anni che prendevamo da fuori dei pacchetti. Gli amici industriali devono capire che il Ducale è un produttore di cultura e ricettore di art bonus, una agevolazione importante. Poi sono felice anche della collaborazione con Berti Riboli lui più esperto di arte contemporanea, io arrivo agli impressionati o poco dopo. Ci compensiamo”
I nostri imprenditori quindi sono tirchi o senza visione?
“Siamo più portati a essere generosi con opere solidali che con attività artistiche. Se dobbiamo darlo un euro è più facile darlo al Gaslini, che va supportato ovviamente, che alla cultura. E poi una volta c’era il Carlo Felice che aveva sempre sponsor importanti, per il Ducale c’è sempre stata un po’ l’idea che non ne abbia bisogno. Il bilancio è buono per carità ma si potrebbe fare di più con poco”.
Angelo il fratello sui nonno è stato un leggendario presidente  di Confindustria. Che eredità ha lasciato in famiglia e a lei in particolare?
“In me lui tutti gli avi hanno lasciato l’eredità fantastica del cognome. Si presuppone che un Costa sia persona onesta e perbene , poi ti devi comportare all’altezza ovviamente. Abbiamo una grande tradizione, i miei avi hanno fatto grandi cose  ma sappiamo anche rimboccarci le mani e lavorare tanto. Io ho partecipato alla crisi della mia famiglia negli anni Ottanta, quando i miei genitori si vendevano le case al mare o in montagna per realizzare il più possibile. Poi nel ’97 abbiamo venduto agli americani e ognuno in qualche modo ha trovato la sua strada”.

I Costa, ma quanti siete?
“Tanti. E la cosa bella che noi non facciamomai ragionamento su quello è cugino primo, di secondo, terzo o quarto grado. Siamo cugini tutti e basta. Ognuno poi fa il mestiere diverso, ma i rapporti umani sempre davanti al soldo che resta fondamentale”.
Restiamo nella famiglia Costa. Quest’anno si sono festeggiato i 50 anni del Ceis, un’invenzione di sua mamma Bianca…
“La seguo non da vicino, ci pensa mio fratello anche se ci sono sono dentro anche io. Mamma ci ha lasciato una grandissima eredità. L'attenzione al sociale è sempre stata una caratteristica della nostra famiglia. Io nel mio piccolo sono, ancora per poco, presidente del Porti dei Piccoli e seguo un associazione che lotta e previene l’Aids”.
Un’altra sua passione è il Genoa. Da qualche settimana è diventato reggente della Fondazione…
“Gestisce tra le altre cose il Museo e quindi proverò a lanciarlo a dovere. Ma il mio obiettivo è anche recuperare lo scudetto del '24 '25 che il Bologna ci ha rubato. Un furto senza precedenti".
E sullo stadio che idea si è fatto?
“Nei giorni scorsi sono stato confermato presidente della “Stadio Ferraris”. Questa è una scommessa che vorrei vincere, perché può diventare una struttura in più per la città dove dare musica ad esempio. Il Genoa sta bene, la Sampdoria se migliora i conti può dare il suo contributo. Vedremo. È uno spreco lasciarlo così".
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