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I commercianti che lavorano intorno allo stadio avevano condannato unitamente le violenze avvenute già nel primo pomeriggio
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di Aurora Bottino

GENOVA - "Le persone che hanno investito dopo l'alluvione del 2011, quella del 2014 e durante il covid, tutti quelli come noi che hanno tentato di rimanere operativi con grandi sacrifici vivono lo stadio come una possibilità, un plus di vendita, di lavoro e hanno investito per questo". Così il presidente della consulta del Civ di Marassi Umberto Solferino, proprietario di una rosticceria nel cuore di Marassi, a pochi passi dallo stadio che per un bel po', dopo gli scontri post derby, rischia di accogliere solo i giocatori. La preoccupazione della decisione del governo di chiudere ai tifosi lo stadio è alta.

I commercianti che lavorano intorno allo stadio avevano condannato unitamente le violenze avvenute già nel primo pomeriggio, a distanza di ore dalla partita di Coppa Italia, e in molti avevano deciso di abbassare le saracinesche prima del solito, additando la struttura come fonte di soli fastidi e problemi. Molti altri però, soprattutto nell'ambito della gastronomia e della vendita di alimentari, rivendicano l'importanza di una struttura come lo stadio nelle vicinanze:

"Certo che così si ribalta tutto: si pensa a chiudere a tutti la possibilità di andare allo stadio, ma non è una soluzione assolutamente condivisibile. Chiudere le porte non vuol dire che queste persone, questi delinquenti, spariscono, non ci girano più intorno - continua Solferino -. Noi abbiamo bisogno di qualcos'altro".

"Questo stadio che abbiamo sempre cercato di considerare come un qualcosa di positivo deve rimanere tale, anzi, serve sviluppare dei rapporti in maniera tale che i negozi di vicinato che ancora sopportano tutto ciò riescano a continuare la propria attività"

"Prima di fare bisogna pensare al sacrificio di tutti quanti, anche noi che per anni ci siamo diciamo caricati anche di tutte le negatività che lo stadio comunque comporta - continua -. Quindi le negatività le assorbiamo volentieri per quanto ci riguarda, noi commercianti, però vorremmo che il Ferraris continuasse a essere una risorsa e credo che sia l'unica strada percorribile per tutti quanti. Per i residenti, i commercianti, i negozi di vicinato che devono sopravvivere e per un tessuto sociale che va mantenuto".