Quasi dieci mesi dopo la strada è ancora chiusa. Era inizio marzo quando in via Imperiale, sulle alture di San Fruttuoso a Genova, un muraglione della parte alta della via crollò creando una voragine nell’asfalto. Una famiglia per diversi mesi è stata costretta ad abbandonare l’abitazione per il rischio che crollassero altre parti. Una parte del muro infatti era finita all’interno di un condominio mettendo in pericolo l’abilitazione del primo piano. Per sei mesi tutto è rimasto fermo. Poi a inizio settembre i primi lavori di messa in sicurezza dell’area. Nel frattempo la strada è rimasta sempre chiusa, inaccessibile.
La strada privata e le lentezze burocratiche ritardano il ripristino
Un problema legato alla proprietà della strada che non appartiene al Comune ma a un privato. Situazione figlia del boom edilizio degli anni ‘60 raccontano i cittadini quando per vendere i lotti si vendeva tutto in un unico pacchetto, così strade e lottizzazioni sono rimaste in mano ai privati e per l’amministrazione pubblica il poter intervenire diventa una questione burocratica. Da qualche giorno una ditta incaricata ha ripreso a lavorare nel punto crollato per mettere in sicurezza il muretto. Da quel giorno di marzo però la chiusura della strada ha creato non pochi problemi a circa un centinaio di famiglie che abitano negli otto palazzi che si trovano subito sopra il luogo dove è avvenuta la frana.
I problemi dei residenti costretti ad allungarsi la strada in salita
“Qui abitano molti anziani - spiegano i residenti a Primocanale -. Prima scendevano dal capolinea del bus e facevano a piedi questa strada in falso piano di poche centinaia di metri. Ora devono scendere due fermate prima e fare la Salita nuova di Nostra Signora del Monte che è certamente più lunga e decisamente più ripida. Pensate i problemi per chi ha i sacchetti della spesa. E lo stesso vale per i bidoni della spazzatura, prima si trovavano lungo la strada, ora dobbiamo usare quelli della piazzetta dove si ferma il bus, fatto che comporta un notevole allungamento della strada. Ma non solo: la Salita nuova Nostra Signora del Monte è spesso piena di auto parcheggiate ai lati e di mezzi in movimento che rendono molto più difficile il passaggio pedonale, specialmente per delle persone anziane”. E qui subentra un secondo problema segnalato dai cittadini che abitano in zona. Il transito dei mezzi di soccorso è, apparentemente, reso più complicato. “Le macchine limitano lo spazio per permettere ad esempio ai vigili del fuoco di intervenire in caso di necessità”.
La lettera diretta al Comune con richiesta di mediazione
Per questo motivi i cittadini della zona hanno scritto delle lettere inviate al Comune, al Municipio della Bassa Val Bisagno e si vigili del fuoco. Il Comune risponde che non essendo area di competenza comunale non può intervenire e insieme al municipio si è detto disponibile a venire incontro dove possibile alle esigenze dei cittadini mentre in un ruolo di mediatore tra le parti. I residenti della zona hanno poi fatto una raccolta fondi per agevolare l’intervento di messa in sicurezza e ripristino della strada fa parte del privato. Cifra però che non sarebbe stata ritenuta congrua. Costi, che a causa del rialzo delle materie prime, sono aumentati negli ultimi mesi. “Una parte dei residenti per andare incontro alle necessità del privato e velocizzare la riapertura della strada ha raccolto una cifra che si aggira intorno ai 50 mila euro, secondo le stime per eseguire tutto il lavoro ne servirebbero quasi 300 mila. Mentre per la sola messa in sicurezza ne servono poco più di 50 mila” spiega chi abita in zona e spera in una soluzione della vicenda.
L'ordinanza del Tribunale per la messa in sicurezza precedente alla frana
Altro elemento della vicenda riguarda un’ordinanza emessa dal Tribunale di Genova datata febbraio 2023, quindi un anno prima del crollo, citata dai residenti della zona che imponeva dei lavori per “la messa in sicurezza del tratto interessato per esistenza di pericoli di crollo”. Lavori che i residenti della parte alta della zona sottolineano non essere stati eseguiti fino ad arrivare al crollo del marzo del 2024. “Così non ce la facciamo più, serve una soluzione a tutti questi problemi. Il pubblico ci dia una mano per agevolare questa situazione di blocco determinata dal privato” è l’appello finale che arriva dai residenti della zona.
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