Il tema del contrasto all'omofobia è arrivato in consiglio comunale a Genova dopo il caso del ragazzo che ha subito un'aggressione omofoba nei vicoli nella notte tra sabato e domenica. A Tursi è stata discussa un'interrogazione che impegna il sindaco e la giunta "a offrire collaborazione alle forze dell’ordine affinché vengano identificati i colpevoli aggressori e fatta giustizia che sia segnale e monito per tutti" e a "valutare di destinare risorse al fine di promuovere iniziative a partire dalle scuole genovesi al fianco di Arcigay e Liguria Rainbow e di tutte le Associazioni specializzate in azioni culturali e di promozione dei diritti per contrastare odio e violenza soprattutto a carattere omofobo".
In aula la maggioranza si divide sul voto
Una tema che di fatto ha spaccato la maggioranza che non ha votato in maniera unita. La mozione è passata con 21 voti favorevoli, 2 contrari e 10 astenuti. Alla base della diatriba la parte legata a destinare risorse a due associazioni specifiche come Arcigay e Liguria Rainbow. Voto contrario è stato espresso da parte del consigliere di Uniti per la Costituzione Mattia Crucioli e da quello della Lega Federico Bertorello, astenuti gli altri due consiglieri della Lega e i consiglieri di Fratelli d'Italia. Astenuti anche i consiglieri della Lista Toti Nicholas Gandolfo e Federica Cavalleri, assente in aula al momento del voto il consigliere Lorenzo Pellerano.
(In ordine le interviste a Filippo Bruzzone, Lista Rossoverde; Federico Bertorello, Lega; Federico Barbieri, Genova Domani)
La lettera della vittima: "Non mi sento mai tranquillo, libero di esprimermi o di essere me stesso"
Il consigliere della Lista Rossoverde Filippo Bruzzone ha letto in aula rossa una lettera inviata dalla vittima. Questo il testo: "Ringrazio i consiglieri comunali e in particolare Filippo Bruzzone per avermi dato uno spazio in cui esprimermi qui con voi oggi. Sto vivendo un momento particolarmente difficile, un momento che ho temuto per tanto tempo e che speravo di non dover vivere mai. Ogni giorno mi sono sentito gli occhi addosso, mi sono sentito nel mirino, come se dovessero colpirmi da un momento all'altro. Occhiatacce, risatine, commenti sussurrati, insulti urlati, sputi. Sui mezzi, a lavoro, per strada. Non mi sento mai tranquillo, libero di esprimermi o di essere me stesso in pubblico e ora nemmeno di camminare per strada. Sono consapevole che come società stiamo facendo dei passi avanti nei confronti del “diverso”, ma non è sufficiente. Io credo che non aver classificato l’omofobia come reato favorisca comportamenti come quello che ho subito venerdì sera e come quelli che si sentono al telegiornale ogni giorno. Un ambiente del genere mi fa sentire come cittadino di serie B. Non voglio però che la violenza di quei ragazzi mi ferisca più di quanto non abbia già fatto: per questo l’ho denunciato alla Polizia e l’ho raccontato al Secolo XIX. Anche questa lettera è un mio modo di reagire e spero che possa sensibilizzare e contribuire a rendere la città in cui vivo più sicura, tollerante e rispettosa. Marco P.S. : Questo non è il mio vero nome e ci tengo a mantenermi anonimo poiché ancora non mi sento sicuro".
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IL COMMENTO
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