GENOVA - Storie di chi fugge dalla guerra, di chi ha visto la propria città distrutta dai missili, di chi da un giorno all'altro ha dovuto abbandonare la propria casa, le proprie abitudini e i propri affetti, chi nel tentativo di trovare rifugio sicuro si è vista sfiorare da un proiettile che solo per pochi centimetri non l'ha colpita: storie di guerra. Katia da Mariupol, Elena da Irpin e Oksana di Sumi hanno raccontato a Primocanale le proprie traumatiche esperienze.
"La nostra città è stata completamente distrutta, non è rimasto nemmeno un edificio in piedi. La situazione veramente difficile per la popolazione che è rimasta senza acqua senza gas, senza luce, mancano anche le medicine e non si riescono ad avere gli aiuti dall’esterno" racconta Katia.
Lei come tanti altri è rimasta in città i primi giorni poi ha dovuto lasciare tutto per trovare riparo. "Il 24 febbraio siamo stati svegliati dagli spari, avevamo le valige pronte. Dopo qualche settimana abbiamo capito che era troppo pericoloso restare e siamo andati via. Nella fuga un proiettile partito da un check point di Donetsk ha colpito l'auto e ci ha sfiorato. Una ragazzina che era in macchina con noi è rimasta gravemente ferita. Questa purtroppo è la guerra".
La settimana scorsa il presidente ucraino Zelensky nell'intervento al Parlamento italiano ha fatto il paragone con Genova per far capire agli italiani che tipo di città è Mariupol, affacciata sul mare e delle dimensioni della Lanterna. Da Katia, che vive la guerra sulla propria pelle, arriva un messaggio di speranza: "Mariupol sarà il simbolo della distruzione, vorrei che la mia città diventasse invece il simbolo di rinascita. Ora l'Ucraina sta facendo da scudo tra l'aggressore e l'Europa ma il futuro dell'Ucraina dipende da tutti noi".
Elena è arrivata a Genova dopo un lungo viaggio che l'ha portata prima in Polonia e poi in Liguria. Viveva a Irpin una delle città più colpite dagli attacchi russi. Le truppe militari di Putin avevano conquistato la città ma le forze di difese ucraine insieme ai civili passo dopo passo, giorno dopo giorno hanno riconquistato la loro città e costretto i militari russi ad arretrare. "Non tutta la città è stata liberata - racconta Elena -. Quello che voglio raccontare è che prima noi vivevamo una vita tranquilla, normale. il pericolo della guerra può toccare tutti e bisogna combattere uniti chi porta questo pericolo. La guerra atomica potrebbe davvero essere una realtà e va fermata prima".
I missili, i carrarmati, le strade distrutte, gli aeroporti inutilizzabili così come la stazione ferroviaria. La guerra lascia devastazione e distruzione. Oksana è una dottoressa arrivata a Genova. Viveva a Sumi, a un passo dal confine dalla Russia. Aveva i suoi hobby, la sua famiglia, le sue abitudini, i suoi progetti. Tutto spazzato via un attimo quel 24 febbraio.
"Un missile ha colpito la casa dei nostri vicini - racconta Oksana a Primocanale -. Ho sentito l'odore delle case e dei cadaveri bruciati. Abbiamo iniziato a dormire vestiti. Tutte le mattine inviavo messaggi ai miei amici, alcuni non rispondono più. Pensavamo che la guerra fosse pura fantasia invece..."
Tragedie di una guerra che ha sconvolto all'improvviso tutto e tutti e piombato milioni di persone nella paura. Da Oksana un messaggio agli italiani: "Cari italiani ogni giorno in Ucraina vengono uccise donne, bambini e uomini. Non so perché. Sono 143 i bambini fino a questo momento uccisi e tutto questo è solo colpa di una persona, un mostro che per 10 anni ha portato avanti il piano di distruzione dell’Ucraina. In questa guerra c’è solo bianco e nero, non ci sono vie di mezzo. Insieme possiamo fermare questo mostro" conclude.
IL COMMENTO
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