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di Davide Lentini

GENOVA - Chissà cosa deve aver pensato l'ancora in carica ministro del Lavoro Andrea Orlando, Pd, quando ieri in piazza a Roma il segretario della Cgil Maurizio Landini ha tuonato contro gli ultimi Governi: "Non ci hanno ascoltato. Nessuno". E chissà cosa avrà pensato sentendo le testimonianze di chi è in cassa integrazione da anni a zero ore, lamentando che nessuno si è interessato alla loro situazione. E quando avrà sentito la disperazione di chi ha raccontato che al 10 del mese ha già finito lo stipendio?

Chissà se l'ancora in carica ministro Orlando si è chiesto a un certo punto cosa ci facesse lì, in piazza, tra operari e lavoratori, lui che avrebbe dovuto tutelarli e invece, a giudicare dalla partecipazione alla manifestazione della Cgil, così non ha fatto. E non serviva la piazza di ieri per capirlo: sono bastati gli esiti delle urne per appurare che la sinistra i lavoratori se li è dimenticati, quelli di cui lo stesso Orlando avrebbe dovuto occuparsi.

Si sarà fatto un minimo esame di coscienza?

Si sarà chiesto se fosse opportuno essere lì?

Certo, di ministri che sono scesi in piazza contro se stessi e il Governo di cui facevano parte ne abbiamo già visti parecchi in passato, ma francamente abbiamo sperato che certe sceneggiate non dovessero ripetersi. E invece...

Qualcuno ricorderà quando nel lontano 1997 Massimo D'Alema, allora segretario Pds, e altri leader della sinistra parteciparono allo sciopero generale dei sindacati contro il primo Governo Prodi. Due anni dopo, nel 99, altri esponenti sempre di sinistra protestarono ad Assisi contro la guerra in Kosovo, dopo che lo stesso D'Alema, nel frattempo diventato Presidente del Consiglio, autorizzò l'invio di caccia italiani a bombardare. E ancora, nel 2007 furono altri due ministri di sinistra, Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero, a scendere in piazza contro il secondo Governo Prodi a sostegno del Welfare. E da lì a poco anche quel Governo cadde.

Insomma, a quanto pare Orlando non ha imparato nulla dalla storia recente della sinistra.
Con un'aggravante: se in tutti gli esempi citati i leader politici e i ministri che protestavano contro il Governo di cui facevano parte lo facevano quantomeno su materie che non gli appartenevano (e ci mancherebbe altro, direte giustamente voi), il nostro ancora in carica ministro Orlando ha deciso di partecipare a una manifestazione sindacale organizzata sì per ricordare l’attacco alla sede Cgil dell’anno scorso, ma durante la quale inevitabilmente si è finiti a parlare di politiche del lavoro, materia di cui è ancora titolare in Consiglio dei Ministri. Davvero da non crederci.

Lui spiega che era lì per sostenere la Cgil nel chiedere al nuovo Governo che sta per nascere di ascoltare le forze sindacali. Insomma, da ministro a avvocato difensore del sindacato. Una posizione che gli riesce pure male, perché lo stesso Landini si è raccomandato col futuro esecutivo: “Non fate come il Governo precedente che ci chiamava all’ultimo momento solo per informarci, senza coinvolgerci prima di decidere”. Chissà se Orlando si è sentito chiamato in causa.

Alla fine resta la domanda iniziale alla quale proprio non riesco a darmi una risposta: cosa avrà pensato Orlando quando in piazza si è trovato in mezzo a quei lavoratori disperati e incazzati?
Se volesse spiegarcelo, gliene saremmo grati. Ma, anche volendo, dubito riusciremmo a capirlo.