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di Luigi Leone

Non so dire se davvero il governo guidato da Giorgia Meloni avrà una vita breve per le divisioni nella sua alleanza. La partenza, fra innalzamento del limite per il contante e il sostanziale "liberi tutti" sul covid, non mi sembra delle migliori. Ma peggio ancora sta facendo chi dovrebbe guidare l'opposizione, cioè il Pd. Secondo gli ultimi sondaggi di Alessandra Ghisleri, anzi, i Dem sono diventati il secondo partito della minoranza, sopravanzato dai Cinque Stelle.

Ciò che viene rimproverato a Enrico Letta, segretario dimissionario, e compagni è semplicemente questo: "Meloni ha impiegato neanche un mese per fare il suo governo, noi ce ne metteremo sei per darci un nuovo leader!". Il sottinteso è assai chiaro: dove sta l'errore? Risposta: non solo nei tempi.

C'è tutto un insieme di fattori all'origine del crac "piddino" ed è per provare a dare delle risposte concrete che un eurodeputato ligure, lo spezzino Brando Benifei, a Roma ha radunato l'assemblea di "Coraggio Pd", un nutrito gruppo di giovani under 40. Obiettivo: prendersi il partito. All'apparenza potrebbe sembrare l'embrione organizzativo di una nuova corrente Dem, l'ennesima e con il risultato che tutti conosciamo. Ma non è così.

Se anche lo fosse, anzi, Benifei e compagni hanno almeno il merito, rispetto a tutti gli altri, di dirle chiare. Molto chiare. Per cominciare: "È il momento che una nuova generazione prenda le redini anche a livello nazionale. Nessuno si fa da parte volontariamente, ma bisogna riconquistare credibilità ricostruendo una nuova prima fila di dirigenti".

Guai, però, a chiamarli rottamatori, questi giovani: "Quella è stata la cooptazione degli amici del capo voluta da Matteo Renzi. Noi non vogliamo questo, il rinnovamento non è anagrafico, ma bisogna prendere atto che siamo il secondo gruppo parlamentare più anziano dopo Forza Italia". E ancora: "Il Pd assomiglia troppo poco alle cose che dice. Ha cavalcato l'antipolitica sbagliando sia sul taglio dei parlamentari sia sulla fine del finanziamento pubblico ai partiti. Attacca la legge elettorale Rosatellum, però l'ha votata. Difende il lavoro dalla precarietà, ma ha voluto con Renzi premier il Jobs Act".

Ora, io non so se da qui a qualche mese di "Coraggio Pd" non sentiremo più parlare. Non so se di questa assemblea di amministratori, segretari di circolo e studenti non rimarranno che ceneri. So, tuttavia, che Benifei ha radunato la meglio gioventù del Pd (meglio, spero per loro che sia soltanto una parte) con l'obiettivo preciso e dichiarato di rifondare il partito.

Per ragioni di cortesia, i ragazzi evitano di sostenere che si tratta prima di tutto di una questione anagrafica. Ma a uno che è più vicino ai settanta che ai sessanta credo che sia consentito di affermarlo: sì è proprio un fatto di età! Per quanto ci si possa sentire giovani, quando il numero delle primavere si è accumulato non si può più reggere il passo. Nella vita quotidiana e a maggior ragione quando si tratta di gestire un partito e attrarre dei consensi. Con la sua storia, a dimostrarlo è proprio il premier Giorgia Meloni. E per conferma basta chiedere a un (grande) vecchio della politica italiana, Silvio Berlusconi. Allora mi domando: perché ciò che è riuscito a destra non può avvenire a sinistra? Coraggio, "Coraggio Pd"!

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