L'infermiere, l'operatore socio sanitario, ma anche il tecnico di radiologia e il barelliere.
Quello che colpisce delle parole dei lavoratori del Galliera che oggi manifestano in piazza non è la richiesta di più denaro - perché a parità di condizioni nell'ospedale di Carignano, si guadagna meno e si lavora di più - ma soprattutto la richiesta che per per loro appare più importante: riuscire a lavorare meglio e con amore, riuscire ad assistere anche i malati spesso trascurati, smettere di fare scelte curando solo chi sta peggio. Una graduatoria di codici colorati che necessariamente regola il lavoro nei pronto soccorso, ma nello stesso tempo per le carenze d'organico avvilisce il lavoro di chi le persone le deve assistere, le guarda negli occhi, gli stringe la mano, le conforta con le medicine che nessun farmaco può sostituire: l'amore, l'empatia.
Ma per dare amore occorre avere del tempo, occorrono organici adeguati, sennò fatalmente si diventa infermieri dimezzati, infermieri che si limitano a somministrare farmaci, "due pillole a lei, due all'altro, avanti il prossimo". Non è questo il lavoro che può spingere un giovane a fare l'infermiere, o l'oss, o anche il medico.
Emblematiche le parole di Luca che per fare l'infermiere dodici anni fa ha lasciato il posto fisso da autista dei bus di Amt: "Ho realizzato il sogno di aiutare gli altri, come già facevo da volontario come milite delle pubbliche assistenze. Oggi manifesto solo per chiedere di poter lavorare meglio e curare i malati come meritano".
Appunto, uno sciopero per retribuzioni e turni più adeguati, ma soprattutto per chiedere di riuscire a curare meglio, a curare con amore.
IL COMMENTO
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