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di Elisabetta Biancalani

Dopo km e km di autostrade percorsi ogni giorno per documentare lo sfacelo, dopo decine di interviste per raccontare i disagi, sono giunta a una conclusione: i cantieri e le code in autostrada hanno abbattuto le barriere che esistono tra le varie fasce sociali. Non c’è ricco che tenga, la Ferrari, la Porche stanno in coda tanto quando la povera Fiat Punto resistita negli anni, la Idea ammaccata. Non ci sono più ricchi e poveri, in coda siamo tutti maledettamente uguali, disperati, innervosita, impotenti. Persino Briatore! Certo, magari quello sulla Ferrari sta andando al casinó di Montecarlo, quello sulla Fiat punto sta andando a lavorare in cantiere anche se è sabato sera. Ma tutti si sta in coda uguali, non ci sono precedenze. Nessuno può volare. Si aspetta e basta. Perfino le ambulanze, devono stare in coda, accidenti. Grazie Autostrade e Salt, di averci regalato questa uniformità di classe (sociale)! Non ci era riuscito nessuno! E grazie di averci regalato talvolta una notorietà nazionale, laddove persino il Corriere della Sera questa estate ha citato il “caso Liguria” perché anche editori e giornalisti rimanevano in coda mentre andavano a mettere i piedi nel nostro mare, nella casètta (con la “e” alla bauscia) di Bergeggi o Sestri Levante.

Nella battaglia che l’editore di Primocanale Maurizio Rossi porta avanti da anni, ho notato un’altra cosa: non bisogna mai insistere per ottenere un’intervista su questo tema, tutti sono egualmente disponibili a sfogarsi, perché è l’unica cosa che resta, il lamento. Perché altre armi nessuno ne ha. L’unica che potrebbe sfoderare qualche carta sarebbe la Politica, quella che per anni ha lasciato fare ai concessionari ciò che volevano, senza controllare che rispettassero le regole e facessero le manutenzioni, che ora ci troviamo in massa, in Liguria.

Sulla scia della tragedia di ponte Morandi, per un periodo, Autostrade è stata costretta ad applicare sconti ridicoli dei pedaggi o esenzioni. Poi tutto finito. Cioè finiti gli sconti-elemosina, ma non i cantieri, che proseguono ogni giorno, con le code al seguito. E la politica fa finta di nulla, non impone nulla se non una doverosa interruzione dei cantieri nei periodi di ponti o festività.

Ascolto la radio mattina e sera: myway Liguria, si chiama così l’info traffico, sciorina code come fossero zuccherini: “Sulla A10 tra Varazze e il bivio con la A26, tempi di percorrenza di 45 minuti” ma anche in direzione opposta. E poi “sulla A12 tra Lavagna e Rapallo ma anche tra Recco e Chiavari”... ogni maledetto giorno. Ma ci rendiamo conto che ci stanno dicendo che invece che metterci dieci minuti, a fare un tratto, ci mettiamo il quadruplo!

E attenzione, le code non si chiamino più code ma “le auto sono in fila” dicono. L’altro giorno in una mail di Autostrade leggevo “Accodamenti”, insomma accorgimenti per edulcorare la pillola, divagazioni linguistiche per dire che siamo tutti fottuti, per mesi, per anni, e non osate chiedere per quanto ancora, guai al mondo! Perché “la Liguria è unica per la sua MORFOLOGIA”, parolona spesso rubata dal vocabolario per giustificare il disastro, per dirci che abbiamo tanti tunnel e viadotti come nessuno al mondo, quindi portate pazienza. Pazienza un bel fico secco!

Qualcuno faccia qualcosa, almeno imponga ai concessionari di non far pagare nulla in questi pericolosi slalom fra corsie uniche, cantieri, ruspe, poveri operai che mettono e tolgono paletti. Qualcuno faccia qualcosa.