Se una donna, Giorgia Meloni, guida il governo italiano, una donna, Elly Schlein, sale alla guida del più importante partito dell'opposizione parlamentare, il Pd. Stefano Bonaccini, il contendente, godeva di tutti i favori del pronostico. Ma ha dovuto riconoscere la sconfitta ancor prima che giungesse il risultato ufficiale.
Comunque la si pensi, la novità è fortissima. "Non ci hanno visto arrivare", ha celiato Schlein leggendo la sua prima nota da segretaria. È vero solo in parte. Rispetto al passato, non era mai accaduto che le primarie dei gazebo sovvertissero il risultato di quelle nei circoli: il voto degli iscritti e quello del popolo dem, cioè, aveva coinciso. Questa volta no. Però non a Genova e non in Liguria, dove i "piddini" ci avevano visto lungo e già avevano detto che ci voleva una donna a guidare il partito. Tutto è cominciato qui, si potrebbe dire, confermando una volta di più che la Superba riesce ad essere un formidabile laboratorio politico.
Come andrà a finire sarà il tempo a dircelo. Ma intanto il Pd gioca la sua scommessa. Lo fa recuperando, almeno in parte, il ritardo sul genere del leader e lo fa provando anche a mettere il dito in un occhio al principale competitore. Nominalmente sarà il governo, è una promessa di Elly, però nei fatti sarà il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte. È proprio quel campo che Schlein invaderà e lo farà anche nel momento in cui si adopererà per una eventuale alleanza. Perché partirà dall'idea di un Pd più forte e che dà le carte.
Che stia dalla parte opposta rispetto a Meloni e al suo esecutivo non è e non può essere una sorpresa. Semmai, bisognerà vedere quanta bravura avrà la nuova leader del Pd nel portare tutte le opposizioni dalla propria parte prim'ancora che da quella contro il governo. Specularmente, cioè, si troverà nelle medesime condizioni che Meloni vive rispetto agli alleati di Lega e Forza Italia.
Inoltre, Elly Schlein dovrà fare una scelta: stare con chi l'ha eletta, ritenendola un segretario che rompe gli schemi dei circoli, cioè di persone in gran parte dentro a un sistema di potere, oppure stare con chi l'ha sostenuta dall'interno, personaggi come Franceschini, Orlando, Boccia, che sono tutti parte essenziale di quel sistema di potere.
Non sarà una decisione neutra e proprio ciò marcherà in modo pesante la nuova conduzione del Pd. Che tanto più si sposterà a sinistra, cosa considerata da tutti abbastanza inevitabile, tanto più dovrà recuperare il gap di credibilità accumulato in questi anni. Ma dovrà anche reclutare nuovi elettori e riportare alle urne quegli astensionisti che in passato hanno votato Pd e che poi hanno lasciato perdere per la delusione.
Infine, ma certo non ultimo per importanza, Schlein farà bene a occuparsi anche delle regole delle primarie. Oggi festeggia l'elezione grazie al proprio essere donna (sarebbe ipocrita negare che questo elemento non abbia pesato) e al fatto che l'elezione sia stata aperta a tutti coloro che volevano andare ai gazebo, declinando impegni molto generici e facili. La stortura, però, è evidente, se non si vuol stare alla superficie "della bella giornata per la democrazia". La Schlein è per ora una che parla molto per slogan. Ma le primarie così concepite non è detto che le portino sempre quello giusto e un sorriso da cui iniziare.
IL COMMENTO
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