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di Franco Manzitti

C' è un modo di onorare la memoria di Paolo Odone, che va al di là delle parole usate per ricordarlo in questi giorni di lutto per la sua scomparsa improvvisa e dolorosa. Questo modo è realizzare una opera, non una grande opera di quelle che stiamo aspettando, un po' invocando, un po' discutendo di questi tempi complicati di Pnrr e di grandi crisi. Si tratta invece di una “piccola”, ma utilissima opera il cui progetto, ci giureremmo, è nelle carte che Paolo custodiva da anni, anzi da decenni e che probabilmente sono ingiallite nell'inutile attesa, come spesso capita ai progetti genovesi.

Era un piccolo sogno facilmente realizzabile, nel cuore della città che avrebbe risolto un problema di collegamento tra l'ombelico commerciale genovese e quell'area della ex Fiera, che oggi sta prendendo il volo con il Water front di Levante.
Lì, tra il retro del Ponte Monumentale, il piano di via XX Settembre, all'altezza del ristorante “Zeffirino”, esiste già una galleria segreta, scavata in tempo di guerra, non di grandi dimensioni ma pronta, che collega appunto due punti nevralgici della città.

Basterebbe allargarla e farci passare un trenino, non un grande convoglio, ma un mezzo agile e veloce, che la tecnologia moderna garantisce facilmente per creare quel collegamento utile per risolvere un nodo chiave della mobilità genovese.

Mettere insieme la ex Fiera con il cuore genovese. Negli anni Novanta il progetto era arrivato quasi al punto della realizzazione sulle ali delle grandi novità che l'anniversario colombiano aveva spinto con successo. C'era già una grande impresa di costruzione pronta ad entrare in azione.

Il percorso era di poco meno di un chilometro. Gli esperti avevano calcolato che il “supertrenino” l'avrebbe percorsa in un minuto.
Immaginate trasferire folle di turisti interessati a passare dall'area dell'ex Fiera alle strade dello shopping, e viceversa, con un mezzo così rapido ed efficiente.
Con il passare del tempo quell'idea, ingiallita sulle carte, ma non nella sua utilità, che è anzi notevolmente aumentata, è rimasta lì. Paolo lo ricordava spesso e allargava le braccia: il trenino dei sogni nel cuore di Genova era un piccolo passo, altro che il Terzo Valico per cui si era battuto tanto.
E poi dipendeva solo dai genovesi e non dalle grandi dinamiche dei trasporti internazionali, dagli equilibri politici, dalle lotte tra potentati delle aziende economiche.

In fondo la galleria c'era già, bastava allargarla, attrezzarla e sarebbe diventata quella via veloce e così comoda, magari anche un'attrazione turistica per passare dalle barche ai negozi di via XX e dintorni, che sicuramente sarebbero stati beneficiati dal collegamento.
Questa idea è ancora realizzabile, non costa molto, ha qualche difficoltà perché il percorso attraversa la zona delle mura che sono un bene architettonico ambientale, che la città deve proteggere.
Ma come non pensare che si può trovare una soluzione.

Si parla tanto di aprire nuove zone pedonali, di rendere meglio fruibile il centro. Uno dei problemi è sempre stato quello di avvicinare facilmente le aree turistiche a quelle più commerciali della città.
Immaginate di farlo con un mezzo che viaggia sotto terra e in un minuto crea il link. Per venticinque anni è stato un sogno quasi sfumato, ora potrebbe essere realizzato nel nome e nella memoria di un personaggio che se lo merita.

 

 

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