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di Franco Manzitti

GENOVA - SOS: il centro di Genova si sta perdendo. Dove è finito l’ombelico permanente della city che a inizio Novecento pretendeva di assomigliare a New York tra i nuovi grattacieli, le cupole meravigliose di via XX, le piazze a catena: da De Ferrari a Matteotti, a Corvetto, a Portello, Fontane Marose, a Dante con gallerie, giardini segreti, sprofondi verso i caruggi.…?

Si può dire, un secolo dopo, che le operazioni di Piccapietra e Madre di Dio sono due fallimenti.

Piccapietra, orbata della Rinascente e accecata nelle gallerie chiuse, che dovevano splendere di shopping alto locato, trasformata in ricovero per senza tetto perfino nel retrò degli uffici Costa Carnival, che sarebbe il top del top, perduta nello spazio sopra il grande posteggio, tra saracinesche calate, via Cebà, una discarica-cerniera con galleria Mazzini e via XII Ottobre, dove scintillava la vetrina di Valentino e dove si compravano i biglietti Alitalia e rifulgeva Tino’s, magister elegantiarum.

E Via Madre di Dio, i giardini di plastica e dell’immane parcheggio di motocicli, tra i grattacieli anonimi e senza senso urbanistico, come se abbattere la casa di Paganini avesse perpetrato una maledizione territoriale, che nessun esorcista sindaco, assessore o urbanista può cancellare….
Insomma cerchi il vero centro di Genova e non lo trovi più in una strategia urbanistica certamente occupata nelle grandi opere del Levante, del porto, delle dighe, dei tunnel, dei Terzi Valichi, delle promenades acquatiche, delle piste ciclabili.

Un tempo ci divertivamo a scoprire dove era l’ombelico di Genova, il centro di gravità permanente, che negli anni Ottanta oscillava verso Brignole, perché costruivano la Corte Lambruschini e piazzavano i colossi di vetro e cemento dall’altra parte del grattacielo allora chiamato Sip.
Oppure il nuovo centro affari andava a Ponente, con San Benigno, le sue twin towers, il nuovo quartiere luccicante, con perfino il Matitone che qualcuno accusava di avere sfidato la Lanterna come nuovo simbolo di Zena?

Oggi si contempla il centro rimasto quello, si celebra magari la nuova Galleria Mazzini, “liberata” dai cantieri, come Gerusalemme dagli infedeli, ma si affoga nel resto.

Un traffico tornato caotico strangola le strade come Santi Giacomo e Filippo, via Fieschi, via Ceccardi…… dove impazza la seconda e la terza fila.
Si aspetta una pedonalizzazione che non arriva nel triangolo d’oro di via Roma, via XXV Aprile, Portello, Fontane Marose. Anzi arriva l’esatto contrario, i box che fanno litigare Principi e Marchesi, manco fossimo tornati alla congiura dei Fieschi.

Si tagliano gli alberi e non si annuncia che lo sfrangiamento sarà molto più massiccio del previsto, nei contorni nobili del centro, da Andrea Podestà alla Circonvallazione a Monte. Mani man scoppia una rivolta. No, quelle le sanno fare solo a Ponente….. Il centro è sotto understatment. Si inghiotte con classe.