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Tra i molti dati resi noti, colpisce ad esempio il fatto che l’80 per cento delle imprese liguri sia comunque riuscito a sostenere la propria redditività aumentando i prezzi di vendita
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di Luigi Leone

I profeti di sventura sono stati smentiti, anche per quanto riguarda la Liguria. Secondo l’abituale rapporto annuale di Bankitalia, presentato dalla direttrice Daniela Palumbo, per il 2022 la regione ottiene una crescita del 3,7 per cento, pur andata rallentando nei mesi successivi. Sempre di un segno positivo si tratta, comunque, a fronte di previsioni severamente improntate al negativo nei mesi in cui esplodeva l’aggressione russa all’Ucraina e i prezzi di petrolio, energia e materie prime varie letteralmente schizzavano. Non sono tutte rose e fiori, però.
 
Tra i molti dati resi noti, colpisce ad esempio il fatto che l’80 per cento delle imprese liguri sia comunque riuscito a sostenere la propria redditività aumentando i prezzi di vendita. Questo non ha giovato all’inflazione, andata ben oltre il 13 per cento, anche se adesso è rallentata, tuttavia ha consentito alle aziende di tenere botta, come si dice. Non solo. In molti casi i rincari sono stati chiaramente spiegati e questo è servito alla credibilità e professionalità delle imprese, sebbene la cosa non abbia aiutato la tenuta dei consumi. Anche questi, però, sono in crescita: come si spiega? E’ che le cose sono migliorate dal punto di vista dell’occupazione, quindi è un po’ come se si fosse perso da una parte ma si fosse guadagnato dall’altra. Non è il massimo, ovviamente, tuttavia vista la fase c’è di che accontentarsi.
 
Poi, ha giustamente osservato Daniela Palumbo, ci sono settori che maggiormente hanno contribuito alla sostanziale tenuta dell’economia e “fra questi il turismo”. Ecco, qui bisogna spendere qualche parola in più. Intanto perché sono stati gli stranieri a fare la fortuna della regione, segno di un crescente appeal all’estero. Inoltre, e mi verrebbe da dire principalmente, perché i liguri finalmente hanno cominciato a fare bene turismo. L’argomento è ostico e spesso foriero di antipatie per chi sostiene, come me, certe tesi. Ma il salto di qualità è risultato evidente dal momento in cui tutti gli operatori legati al settore hanno cominciato a fornire i loro servizi senza dare l’idea che ti stessero facendo un piacere, anche se tu quei servizi li pagavi. E in alcune circostanze pure profumatamente. Bene, adesso non è più così. E i risultati si vedono.

Potranno essere ancora migliori il giorno in cui per arrivare in Liguria, oppure per lasciarla, non bisognerà più sottoporsi al rito delle code interminabili. Ore ed ore in auto per Torino o Milano sono una cosa che grida vendetta. Le autostrade, dopo anni di incuria sui tracciati e nelle gallerie, ci stanno mettendo del loro con i cantieri. Però, siamo onesti, non è che i collegamenti, stradali e ferroviari, siano i migliori possibili per la Liguria. Certe grandi opere servono e servono rapidamente.

Non è per questa ragione, tuttavia, che Bankitalia evita previsioni sul futuro della Liguria: su di esso pesano le incertezze legate al contesto geopolitico e all’inflazione. Difatti, tanto per dire, i continui rialzi dei tassi da parte della Bce,  proprio per fronteggiare il carovita, sta drammaticamente pesando su mutui e prestiti, in frenata già dallo scorso anno. Ma si parla di congiuntura, in fondo. Altre, invece, sono le debolezze strutturali alle quali bisogna mettere mano il più rapidamente possibile. Poterlo fare con gran parte degli indicatori economici rivolti al positivo, però, è pazzaglianamente meglio.