Commenti

2 minuti e 55 secondi di lettura
di Silvia Isola

È un pomeriggio qualsiasi, in via Garibaldi, che sa ancora d'estate. E mentre sono seduta ad assaporare un cono gelato al basilico e rosa della Valle Scrivia, la mia attenzione viene catturata da tre ragazzi intenti una conversazione che potrebbe essere quella tra me e altri miei amici, i pochi rimasti a vivere a Genova. Così, resto ad ascoltarli discutere tra loro.

-Certo che venire qui a Genova a fare un Erasmus... Non è mica come andare in Spagna, cosa fai?

-Mah, eppure c'è un gruppo che organizza delle attività: ci sono delle feste ogni tanto pensate per loro in qualche locale...

-Sí, ma io qui mi annoio. Un tempo era divertente andare in Centro Storico, ora anche lì ci sono un sacco di restrizioni, non si può più bere se non sei seduto al tavolo e molti bar chiudono presto...

-Già, poi qui non è che ci sono tante discoteche, specialmente di inverno

Insomma, mugugni dei giovani che vivono qui e che vorrebbero più eventi durante l'anno per distrarsi dai problemi di tutti i giorni. Le ansie per gli esami all'università, l'incertezza del futuro, la voglia di fare che si scontra spesso con i 'ma' e con i 'no', la preoccupazione per l'ambiente...

E la conversazione viene interrotta dal passaggio di una sposa e un lungo corteo di invitati, tutti scintillanti. Lo sguardo dei tre giovani e il mio vengono rapiti all'eleganza che sfila davanti a Palazzo Rosso.

-Certo che io ho proprio paura di impegnarmi...

-Sai che anche io? Dal Covid, poi, ho iniziato ad avere difficoltà a mantenere costanza nello studio, come anche nelle attività che faccio, nello sport... È come se avessi un blocco

-Ma no! Io intendevo impegnarmi con qualcuno, stare in una relazione... Non so perché, ma mi fa paura. Il matrimonio e tutto il resto.

-Ahhh! No, io parlavo degli esami che si avvicinano... Non sono ancora riuscito a finire il programma

Tra un cucchiaio e l'altro delle loro coppette, i tre amici dividono le noie di tutti i giorni dai timori per il loro futuro. L'appello della prossima settimana, che lavoro fare una volta finita l'università, dove vivere, fare o no l'Erasmus, rispondere o meno al ragazzo che mi ha scritto su Instagram, ma poi mettici le bollette, andare a vivere da soli in affitto con gli amici o aprire un mutuo, la partita Iva o il contratto in apprendistato, la pensione che non arriverà mai e quell'irrefrenabile voglia di viaggiare, godersi la vita, trascorrere del tempo all'aria aperta che metti che poi arrivi un'altra pandemia e un lockdown. E sposarsi un giorno oppure no, i figli, le aspettative di una società sempre più frenetica...

Il tutto in una Genova che lentamente sta cambiando, da cui in molti se ne vanno in cerca di città ancor più dinamiche: e poi una volta lì, spesso ci si rende conto di non riuscire a godersi appieno la vita nemmeno lì, per il caro vita, il doversi mantenere fuori casa, il voler tornare una o due volte volte al mese dalla propria famiglia, il clima. E allora c'è chi torna e ritrova chi si è accontentato di stare qui, dove tutto sommato si mugugna, ma si sta anche bene. Me lo conferma anche l'ultima frase che ascolto prima di smettere di origliare questi tre amici...

-Che poi l'altro weekend sono andata a trovare Laura a Pavia. In mezz'ora di treno sei a Milano, bello eh... Però vuoi mettere la nebbia di inverno, il freddo? E tutte quelle zanzare d'estate? Qui a Genova almeno abbiamo il mare...