Commenti

3 minuti e 35 secondi di lettura
di Luigi Leone

"Usa il buon senso. È un’arma quando credi che un problema non abbia soluzione". Non so voi, ma questa cosa me la sono sentita ripetere decine di volte, da mio padre, dagli insegnanti, dai colleghi, dagli amici. E adesso, quando posso, sono io a dispensare tale consiglio. Parto da qui per arrivare all’immigrazione. Che c’entra? C’entra. Per la semplice ragione che il tema viene esaminato, in primis politicamente, proprio rinunciando a quel buon senso.

Il quale almeno un paio di cosette ce le dice. Primo: il fenomeno è epocale, non c’è modo di arginarlo. Al massimo, e già farlo è durissimo, puoi provare a gestirlo. Secondo: nel pratico è inutile distinguere tra rifugiati e migranti per ragioni economiche. Comprendo perfettamente che chi fugge da tirannidi con sevizie ha diritti assoluti, però alla fine appartengono tutti alla categoria di chi ha fame. E quando uno e la sua famiglia hanno fame i motivi possono essere i più diversi, però non ci sono von der Leyen, Macron e Meloni che tengano: ti muovi e cerchi andare a stare meglio, prima o poi.

Se rileggiamo la storia, e non solo, noi qualcosa ne sappiamo. Sappiamo pure che legata al fenomeno “naturale” si accompagna, come effetto collaterale, una crescita della criminalità, sia organizzata sia di strada. Hai voglia a immaginare ogni sorta di legge restrittiva e punitiva: le cose accadono perché appartiene alle umane debolezze la ricerca di scorciatoie, seppur vietate. Ce lo dice, appunto, il buon senso.

Lo stesso che sembra andare smarrito non solo a Lampedusa, l’isola messa sotto fortissima pressione dagli sbarchi, ma pure a Ventimiglia. Più che un città, è un inferno a cielo aperto, con migranti che spuntano da tutte le parti e con una politica totalmente incapace di dare anche solo una parvenza di soluzioni. E’ una città, Ventimiglia, che confina con la Francia, non con uno staterello sul quale comanda un dittatoruncolo qualsiasi. Eppure abbiamo visto il premier di quel luogo, Emmanuel Macron, elevare ogni ostacolo possibile al transito degli immigrati verso il suo Paese, dove in migliaia vogliono andare.

Macron medesimo, tuttavia, afferma pure che "esiste un dovere di solidarietà nei confronti dell’Italia". Qui è di nuovo il buon senso a venire meno, portandoci a un’altra delle pochissime certezze sull’argomento: o il fenomeno si prova a gestirlo a livello europeo oppure non si va da nessuna parte. Meglio, si va a sbattere.

Dunque, non è che al mattino Macron alza i muri e alla sera spiega che bisogna darci una mano. È un aiuto un po’ peloso. Anzi, molto. L’Italia questo tipo di sostegno dovrebbe rifiutarlo perché ha la caratteristica del volontariato, non della strutturalità. Invece è esattamente di qualcosa di preciso, efficace, efficiente, duraturo e pianificato ciò di cui c’è bisogno: è necessario innanzitutto agli immigrati, poi a noi di primo approdo e infine ai Paesi europei che sono la vera destinazione di tantissimi migranti.

Per queste ragioni non mi soffermo sui due eventi di ieri: Marine Le Pen con Matteo Salvini a Pontida, Ursula von der Leyen con la premier Giorgia Meloni a Lampedusa. Sfilate elettorali. Anche se la prima, lo dico spassionatamente, proprio non mi piace: è la continuazione della politica fatta di muri e di paure. Sto con il presidente Sergio Mattarella: non si fa leva su questi argomenti per ottenere del consenso a breve. Ursula, invece, deve passare dalle parole ai fatti. Vedremo.

Chiaro, poi, che non ho la soluzione in tasca, ammesso che ne esista una, altrimenti sarei già a fare dell’altro. Però c’è una cosa che finora mi ha profondamente turbato: ho seguito polemiche fra destra e sinistra, scontri di ogni genere, incidenti internazionali sfiorati o addirittura consumati (salvo rapide retromarce). Ho assistito a un po’ di tutto, insomma. Ma proprio a Ventimiglia non ho mai visto Italia e Francia affrontare insieme l’epocale fenomeno dell’immigrazione. Con la partecipazione del resto d’Europa, di comune accordo, attraverso un lavoro condiviso.

Ognuno è rimasto fermo dentro i propri confini. Nello specifico, i francesi pronti a ricacciare indietro chiunque tentasse di entrare, noi italiani pronti a rifilare Oltralpe chiunque ci riuscisse. Con Bruxelles e gli altri immobili, lì a guardare. Non si può andare avanti così, perpetuando la rissa fra rigoristi e buonisti. Sono partigianerie, anzi, che neppure dovrebbero appartenere alla "questione". È il semplice buon senso che imporrebbe comportamenti diversi.