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di Tiziana Oberti

Un anno fa, a pochi giorni dalla nomina di Angelo Gratarola ad assessore regionale alla sanità, scrivevo che dopo una pandemia che ha paralizzato la sanità per almeno due anni era giunto il momento di mettere le mani dentro a quella che è la voce più importante del bilancio regionale ma prima di tutto interessa ognuno di noi: la sanità.

La bacchetta magica non esiste e tanto più in sanità, i problemi che il Covid ha esacerbato sono ancora davanti a pazienti e sanitari ogni giorno e arrivano da molto lontano.

Il tema sanità solo in apparenza è semplice, in realtà è forse il più complesso da risolvere a ogni livello. Per questo la prima cosa è affrontare l’argomento senza sovrastrutture mentali. Non è riducendolo a una chiacchierata da bar o ripetendo all’infinito che è un problema complesso che si può risolvere.

Per arrivare a delle soluzioni bisogna tutti rimboccarsi le maniche dai medici, agli infermieri, passando per i politici e arrivando a ognuno di noi. Perché o la sanità la si aiuta tutti insieme oppure non potrà più esserci così come l’abbiamo conosciuta fino ad ora e su questo non c’è nessun dubbio. Bisogna collaborare senza sterili polemiche e questo non significa non segnalare quello che non funziona ma farlo in modo sempre più propositivo.

Si parte da una certezza: la sanità di oggi è in difficoltà e lo è per cause molto diverse tra loro ma è altrettanto vero che quando si vuole iniziare a sciogliere la matassa da qualche parte bisogna partire e spesso ci vuole tempo per arrivare in fondo.

Quando si parla di sanità è però difficile aspettare perché, nel momento in cui entriamo in un pronto soccorso o dobbiamo subire un intervento chirurgico, siamo fragili, spaventati per noi o per i nostri cari e le criticità e le mancanze sono difficili da digerire e fanno male.

L’altro punto fermo sono i soldi che mancano, vero, ma non può essere sufficiente pensare che la soluzione sia solo avere più fondi. Gli investimenti servono e sono necessari, certo, soprattutto per cercare di andare a colmare i buchi che si sono creati dopo anni di tagli alla sanità e parallelamente cercare di riavvicinarci il più possibile alla spesa sanitaria dei paesi europei più lungimiranti. Ma i soldi poi devono essere ben spesi evitando una volta per tutte che si perdano in tanti rigagnoli.

Sperando che il Governo non tagli ulteriormente i fondi serve, però, un modo nuovo di vedere la sanità e serve l’aiuto di tutti, lo ripeto perché questo è il nodo centrale. Bisogna trovare in primis soluzioni per i pazienti scontentando sicuramente alcune categorie sanitarie che in questi anni hanno conquistato uno status quo. Per questo serve molto coraggio.

Liste d'attesa, prevenzione e riorganizzazione, la sanità non del futuro ma del presente in Liguria passa da questi tre punti scrivevo un anno fa e ancora oggi è così.

L’assessore Angelo Gratarola arriva dal mondo dell’emergenza, è abituato per formazione a valutare situazioni complesse in pochi secondi e di conseguenza prendere decisioni e metterle in pratica in tempi rapidissimi. La politica e la burocrazia non sono così, anzi. Ma tra le tante associazioni e realtà che hanno incontrato Gratarola in questi mesi il pragmatismo è quello che ha colpito di più. I medici soprattutto si sentono compresi perché è “uno di noi”. E allora bisogna continuare a lavorare in questo solco sfruttandolo al massimo.

Il primo anno di assessorato è cominciato con i 100 euro ora per gli straordinari ai medici di pronto soccorso per cercare di rendere più appetibile il lavoro dell’emergenza, un segnale, partito dalla Liguria, che non è assolutamente sufficiente ma è un piccolo passo.

Un anno caratterizzato dal piano socio sanitario regionale che a giorni verrà votato in Consiglio regionale dopo l’ok del Ministero della salute. E’ il documento che ridisegna la sanità regionale dei prossimi anni e che riorganizza l’assistenza territoriale attraverso ospedali di comunità e case di comunità. Tra gli argomenti più caldi i punti nascita e l’accorpamento delle centrali 118. La Liguria avrà 9 punti nascita contro gli 8 richiesti da Roma in base al numero dei parti e tre centrali 118. Tra le novità anche le automediche infermierizzate e un numero il 116117 per le cure non urgenti.

La Liguria è poi tra le regioni italiane con il maggior numero di ospedali in costruzione: il Felettino della Spezia, l’ospedale di Taggia; l’ampliamento del santa Corona; a Genova il nuovo Galliera, il nuovo padiglione del San Martino; il nuovo monoblocco del Gaslini ed Erzelli.

Sul fronte nazionale la Liguria è riuscita a garantire per il 2023 70 milioni in più rispetto al 2022. Il pensiero ora e alla cifra che potrà arrivare.

Se questo è stato fatto o comunque impostato i punti su cui l’assessorato di Gratarola si gioca la faccia sono due: le liste d’attesa e la riabilitazione dei minori affetti da disturbi neuropsichiatrici.

L’argomento principale da aggredire continuano a essere le liste d’attesa: per volontà di Gratarola si è partiti da monte e cioè dal primo momento che è quello della prescrizione lavorando sull’appropriatezza prescrittiva. Al centro di un tavolo aperto con Alisa gli iperprescrittori: medici di famiglia o specialisti che prescrivono troppe prestazioni che non servono e per questo ingolfano la macchina penalizzando chi invece ha bisogno anche con urgenza di una ecografia o di una Tac. Gli addetti ai lavori la chiamano inappropriatezza prescrittiva che raggiungerebbe fino al 20% delle ricette, un fenomeno esploso anche a causa della medicina difensiva. Il tema delle liste d’attesa non può però essere ridotto solo a questo perché c’entra anche la mancanza di personale. E anche qui serve l’aiuto di tutti pazienti compresi perché per esempio circa il 20% degli esami prenotati non viene annullata.

L’altro tema è quello della presa in carico riabilitativa dei minori affetti da disturbi neuropsichiatrici. E’ stato aperto un tavolo con il pubblico e il privato accreditato, soprattutto per la Asl 3, ma serve una vera e propria task force per garantire la presa in carico.

Da un punto di vista burocratico, tecnico, organizzativo ci sono dei tempi da rispettare ma come si può far coincidere questi tempi con liste d’attesa lunghe, difficoltà ad avere risposte?

La sanità è un po’ come una vigna, è un investimento a lungo termine: la vite, infatti, richiede tempi molto lunghi per attecchire, crescere e produrre. Per questo un’attenta progettazione diventa essenziale per iniziare con il piede giusto: dalla lavorazione del terreno alla scelta delle piante, dalle tempistiche alla manutenzione. Fondamentale poi il coraggio di potare, di tagliare i rami secchi solo così ci potrà essere nuova vita.

I tempi della vigna-sanità sono lunghi e non coincidono con le necessità del presente che spesso sono di difficoltà, bisogna prenderne coscienza, affrontare il quotidiano insieme progettando parallelamente il futuro.

Non è facile ma è l’unica cosa che può essere fatta, non per questa o quella parte politica ma per tutti noi.