Una bella presentazione di un libro molto scientifico e molto importante, in quel piccolo scrigno prezioso che è, a Palazzo Ducale, la sede delle “Letture scientifiche”, nobile, antica, prestigiosa associazione culturale, tutt'ora in azione.
Un titolo che la dice lunga “Cervelli, Menti, Algoritmi”, Sperling & Kupfer e un sottotitolo intrigante: “Il mistero dell'intelligenza naturale, gli enigmi di quella artificiale”.
Ecco l'evento quasi segreto che giovedì prossimo porta in scena l'autore principale di quel libro, Tommaso Poggio, nel mondo scientifico conosciuto come Tommy, un personaggio tanto riservato quanto importante non solo nel suo prestigioso settore di competenza.
Insieme a Marvin Minsky e a Jhon Mac Carty è l'inventore dell'intelligenza artificiale, cioè di quella conquista, che sta per cambiare, e già sta cambiando, la Storia.
Poggio, invitato dalle “Letture”, è uno dei figli di Genova che più illustrano il suo paese natale nel mondo in un settore decisivo dello sviluppo scientifico e culturale. Potrebbe vincere il premio Nobel e probabilmente lo ha già sfiorato tante volte.
E' nato a Genova da una tranquilla famiglia borghese, ha studiato all' Arecco, la scuola dei padri gesuiti, si è laureato in Fisica nella nostra Università e poi ha spiccato il volo in un mondo fantastico. Oggi insegna al Massachusettes Institute of Tecnology di Boston, il mitico Mit, e ha altri incarichi di un livello superiore.
Dopo la laurea ha lavorato come ricercatore a Tubinga, affermandosi subito come studioso delle neuroscienze. I suoi amici genovesi ricordano, anche con un po' di divertimento, come in quei tempi raccontasse che stava studiando come funzionava il cervello delle formiche.
E' diventato un grande esperto dello studio sulla teoria dell'apprendimento, dei sistemi non lineari, della neuroscienza computazionale. E' stato subito adottato dai grandi studiosi della materia e ancora giovane è volato a Boston, dove era già ricercatissimo. Ha continuato a studiare, a ricercare, lavorando al massimo livello possibile, pubblicando oltre 400 studi sulla teoria dell'apprendimento, spiegando i misteri della visione, i meccanismi e i misteri del cervello.
Non poteva che essere nel gruppo di chi ha incominciato a studiare il cervello algoritmico, il meccanismo che metteva in campo l'intelligenza artificiale, tanto da diventarne uno dei padri.
Il libro, che ha scritto insieme a Marco Magrini, un fior di giornalista, nato a Firenze e diventato un esperto nella comunicazione scientifica, spiega anche il “passaggio” dall'intelligenza naturale a quella artificiale, che sconvolgerà le nostre vite e quella dell'umanità, come sta succedendo così precipitosamente.
E' un racconto affascinante e fantastico nel quale ci sono anche le sequenze della sua vita: da giovane studente genovese a scienziato cosi impegnato nelle scommesse più alte della ricerca scientifica. E' anche il racconto dell'evoluzione della Storia, dell'Uomo, della sua intelligenza, della sua conformazione, dalla formazione dell'universo a quella, appunto del cervello umano.
Il punto di arrivo è l'intelligenza artificiale, i suoi enigmi, quello che si è capito, che hanno capito scienziati come Tommy, dell'intelligenza, un mondo ancora aperto, un mistero dove scienza, conoscenza, coscienza sono al centro di studi sempre più approfonditi, grazie a uomini eccezionali.
Dopo l'apparizione congiunta di algoritmi più sofisticati, di oceaniche basi di dati, di una enorme potenza di calcolo, costruita dai computer (di cui Poggio racconta la nascita e l'evoluzione), il tentativo di replicare quell'intelligenza naturale umana, ha raggiunto traguardi inaspettati.
Tommaso Poggio racconta come pochi altri gli albori della nuova tecnologia, che come centocinquanta anni fa l'elettricità e qualche decina di anni fa il computer, può trasformare la società, l'economia e la vita quotidiana. Con tanti vantaggi e tanti rischi.
L'appuntamento con lui e con Alberto Diaspro, che modererà questo incontro, è - lo ripetiamo - giovedì alle 18,15 alle “Letture”, organizzato dal presidente, Enrico Paroletti.
Così Genova scoprirà pubblicamente uno dei suoi figli migliori, e anche meno pubblicizzati, in primis da se stesso.
I suoi compagni di scuola e i suoi amici lo hanno seguito, da ragazzo-studente, tanto bravo da permettersi di scegliere quanto era meglio approfondire per la sua formazione, con il consenso dei professori, al suo grande percorso nel mondo scientifico, al ruolo di grande ricercatore, alle importanti onorificenze ricevute del mondo scientifico.
A Genova, che oggi pullula di “ambasciatori” e di “grifi d'oro”, di personaggi che cercano nella continua visibilità e nelle passerelle mediatiche il proprio effimero successo, servirà forse capire come uno dei suoi figli più importanti e meno conosciuti ha fatto dello studio, del silenzio, della riservatezza un tesoro tanto prezioso e infine utile per l'umanità intera.
Se l'inventore dell'intelligenza artificiale è un genovese e Genova non lo sa
3 minuti e 36 secondi di lettura
di Franco Manzitti
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