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di Edoardo Rixi*

Sul tema dell'autonomia delle regioni, con particolare attenzione sulla sanità, sollevato ieri da Mario Paternostro sul nostro sito (LEGGI QUI), interviene il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi dal quale riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Caro direttore,

partecipo volentieri alla discussione stimolata suo editoriale ‘Una Liguria molto “vulnerabile” di fronte ai rischi dell’autonomia’ pubblicato su Primocanale.it (LEGGI QUI). Questo tema, che suscita dibattiti e riflessioni a vari livelli istituzionali e sociali, rappresenta una delle principali sfide del nostro tempo per il sistema politico-amministrativo italiano, al di là di luoghi comuni e posizioni di mera ideologia. Mi permetta di esporre alcune considerazioni.

La legge sull’autonomia differenziata entra in vigore il 13 luglio, nel rispetto dei tempi che il governo si era prefissato. Promulgata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e prevista dal terzo comma dell’articolo 116 della nostra Costituzione, si tratta di una legge puramente procedurale per attuare la riforma del Titolo V della Costituzione messa in campo nel 2001 dal governo Amato. Il documento offre alle Regioni la possibilità di ottenere competenze legislative e amministrative maggiori rispetto a quelle ordinarie. Questo strumento può diventare una leva fondamentale per promuovere uno sviluppo territoriale più equilibrato e rispondere meglio alle specifiche esigenze locali.

Innanzitutto, l'autonomia differenziata consente di avvicinare le decisioni politiche e amministrative ai cittadini, rendendo la governance più efficace e trasparente. Le Regioni, infatti, possono sviluppare politiche più aderenti alla realtà del territorio - su temi che vanno dalla Salute all'Istruzione, dallo Sport all'Ambiente, passando per Energia, Trasporti, Cultura e Commercio Estero - riducendo il gap tra le istituzioni e la popolazione. Un approccio di governance più vicino ai cittadini favorisce una maggiore partecipazione democratica e una gestione delle risorse pubbliche più efficiente

In secondo luogo, l'autonomia differenziata può stimolare l'innovazione e la competitività delle Regioni. Le specificità territoriali, culturali ed economiche possono essere valorizzate attraverso politiche mirate, che tengano conto delle peculiarità locali. Questo approccio permette di sperimentare soluzioni nuove e originali, promuovendo lo sviluppo di best practices da esportare anche in altre realtà regionali. Inoltre, può contribuire a ridurre le disuguaglianze territoriali. La possibilità per le Regioni di gestire in maniera più autonoma le proprie risorse e competenze permette di rispondere in modo più efficace alle diverse necessità locali, migliorando i servizi ai cittadini e favorendo una crescita economica sostenibile. L'autonomia differenziata deve essere vista, dunque, come uno strumento per promuovere l'equità e la coesione territoriale.

La Liguria è tra le prime ad aver fatto richiesta di adesione, con voto positivo unanime in Consiglio regionale. La genesi possiamo ricondurla alla firma di un accordo preliminare - in merito all'intesa tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna per l'attribuzione di maggiori forme di autonomia differenziata – avvenuta a Palazzo Chigi col sottosegretario agli Affari regionali e le Autonomie Gianclaudio Bressa, eletto tra le liste del PD. Era il 28 febbraio 2018 e di questo momento storico Le allego la foto in cui, accanto a Bressa, spiccano i governatori Luca Zaia, Roberto Maroni e il democratico Stefano Bonaccini. Il Capo dello Stato era Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio era il democratico Paolo Gentiloni.

Per tutti è chiaro che l'autonomia differenziata non deve essere percepita come un elemento di frammentazione, ma piuttosto come un'opportunità per rafforzare l'unità del Paese. Un'Italia più autonoma e responsabile è un'Italia più forte e coesa, capace di valorizzare le proprie diversità come un patrimonio comune. Per Sabino Cassese, presidente del Comitato per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Clep), “l'ultimo miglio dipende da un’amministrazione che funzioni bene e purtroppo i divari di capacità amministrativa in Italia ci sono”. E’ tempo che ognuno si prenda le sue responsabilità e si rimbocchi le maniche per una corretta amministrazione del suo territorio.

A parità di regole, la forza di una Regione dipende sostanzialmente dalla classe dirigente che i suoi cittadini riescono a esprimere. Disuguaglianze e ingiustizie trovano forza nel mantenimento dello status quo, impedendo il progresso e soffocando il potenziale di cambiamento positivo. Per realizzare appieno il potenziale dell'autonomia differenziata, è indispensabile quindi un dialogo costruttivo tra Stato e Regioni, basato su principi di collaborazione, sussidiarietà e responsabilità. Solo attraverso una cooperazione leale e un confronto continuo si potrà costruire un sistema autonomistico equilibrato e funzionale, capace di rispondere alle sfide del nostro tempo.

La ringrazio per l'attenzione e resto a disposizione per ulteriori approfondimenti su questo tema di grande rilevanza.

Cordialmente.

On. Edoardo Rixi - vice ministro al Mit