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Cinquecento chilometri separano le prove di intesa romane da quelle liguri: da una parte il campo largo nella capitale, dall'altra quello larghissimo nel capoluogo ligure. Lo start, per entrambi, è lo stesso: partire dai programmi, dai temi, per arrivare a una possibile coalizione allargata. È questa la proposta dei vari partiti politici che compongono il centrosinistra, da Avs ad Azione, passando per il Mov5s e +Europa, fino ad arrivare al Partito Democratico, ago della bilancia e forza maggioritaria nella potenziale alleanza. A livello nazionale i leader dei progressisti si sono incontrati a Bologna sul palco dell'Anpi, in Liguria i luoghi di ritrovo, al momento, sono soprattutto i consigli, regionali e comunali. Ma è proprio da lì, dall'opposizione creatasi per forza di cose in questi anni, che può partire la ricerca di un campo unitario per affrontare i prossimi appuntamenti elettorali, su tutti le Regionali. Una data sul calendario ancora non c'è ma il terremoto giudiziario che si è abbattuto sulla Regione il 7 maggio scorso, e che ha portato agli arresti domiciliari il presidente Giovanni Toti (su di lui pende l'accusa di presunta corruzione ndr), ha rimescolato le carte e, presumibilmente, ha accelerato il percorso. Al momento risuona, dalla villetta di Ameglia e da via Fieschi, un unico denominatore comune, che ha reso ancora più granitica l'unità del centrodestra: "la giunta va avanti, arriveremo fino a conclusione naturale del mandato".

Parole che compattano saldamente la maggioranza in Regione, anche se cosa riserverà il futuro, da qui alle prossime settimane, nessuno è in grado di dirlo. L'ipotesi voto anticipato non è esclusa e i bookmaker della politica scommetterebbero che, alla fine, la data di settembre 2025 verrà preceduta. Poco plausibile quella di ottobre/novembre 2024, più probabile quella di febbraio/marzo 2025, sembra esclusa invece quella della primavera 2026, come presumibile prima del 7 maggio. Il Partito Democratico - insieme alle altre forza di minoranza - ha richiesto a più riprese le dimissioni di Toti ma oggi, oltre a far echeggiare questa sollecitazione, è chiamato a prendere in mano la situazione e a intavolare una serie di incontri per fissare i prossimi obiettivi. Numeri alla mano il partito di Elly Schlein è quello con il maggior peso, questo comporta una serie di onori ma anche di oneri. Tradotto: se il percorso da intraprendere porterà alla vittoria molto del merito sarà dei dem, al contrario un insuccesso si andrebbe ad aggiungere a un elenco già corposo di scelte sbagliate. Il primo step è quello di tratteggiare il perimetro della coalizione: si spinge per un'alleanza ampia, che parta da sinistra e arrivi al centro, moderato e riformista.

Stiamo parlando di Alleanza Verdi e Sinistra da una parte e di Azione dall'altra: in zona mediana ci sono il Movimento Cinque Stelle, Linea Condivisa e, ovviamente, il Partito Democratico, chiamato a trainare la potenziale coalizione. La segretaria regionale di Azione Cristina Lodi, ma anche il consigliere regionale Pippo Rossetti, sembrano tendere sempre di più la mano al centrosinistra, molto più frenata la coordinatrice di Italia Viva Raffaella Paita, che anche a Primocanale ha glissato su un possibile dialogo con i progressisti. Mettere tutti d'accordo sarà un'impresa non scontata e per farlo sarà necessario partire dai programmi, ripetono tutti come un mantra, ma anche dal candidato, da un cosiddetto federatore che unisca le varie anime del centrosinistra. Da Roma l'intenzione è quella di iniziare dai temi, con un'agenda sociale che faccia da collante, e allora si pensa alla sanità, alla scuola, ai salari. Anche a Genova il tracciato è segnato, con tematiche che uniscano, senza dividere. Ma è inutile nasconderlo, i cittadini, soprattutto gli elettori progressisti, vogliono anche un nome, un volto al quale ispirarsi e al quale "abituarsi", per non dover pensare - per l'ennesima volta - che il centrosinistra arriva lì, in ritardo, in zona cesarini.

Mettere tutti d'accordo non è semplice, soprattutto quando ci sono più anime anche lontane tra loro, e allora la soluzione potrebbe essere quella di tornare alle origini, a quelle famose Primarie fondate dal Pd. A quel punto sarebbero diversi i nomi sul piatto tra cui scegliere: ci sarebbe un candidato della Sinistra, uno del Mov5s, uno dei centristi e poi? E poi ci sarebbero i dem, con uno o più candidati. E a quel punto il rischio sfilacciamento, proprio nel Partito Democratico, è probabile. Alla corte delle Primarie potrebbero presentarsi diversi profili, dall'anima più riformista alla Lorenzo Basso o Marco Russo, a quella più progressista alla Simone D'Angelo, Valentina Ghio e tanti altri ancora. Tutti contro tutti? Almeno alle Primarie sì, certo, ma successivamente il trionfatore avrà l'onere e l'onore di capitanare e trascinare il resto della coalizione, scelto nel modo più democratico possibile. Come nel calcio, la prima regola che ti insegnato è una: scelto l'allenatore, anche se non convince, lo si segue, passo dopo passo, e si spinge tutti nella stessa direzione. E allora, escluderle a priori potrebbe essere un errore, soprattutto se le forze politiche non riuscissero a convertire "serenamente" su un alto profilo. Perché, "la libertà è partecipazione" cantava Giorgio Gaber. Nel frattempo il tempo scorre e i chilometri da percorrere, in lungo e in largo per la Liguria, sono tanti, molto più di cinquecento.