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di Matteo Angeli

Duemila, tremila, quattromila. Diciamo subito la verità: la manifestazione del centrosinistra in piazza De Ferrari non è sicuramente stata un successo. E va bene dire che faceva caldo, che siamo a luglio e che era venerdì pomeriggio. Ognuno può raccontare o raccontarsi quello che vuole ma quando porti sul palco quattro leader nazionali in un momento storico del genere e il tuo elettorato non risponde qualcosa non ha funzionato.

Ma non è il tema del numero dei presenti quello più importante. Perché quello a cui abbiamo assistito venerdì scorso è stato un attacco al buon gusto e al vivere civile. E' stato un processo in piazza. Dal palco Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli si sono rivolti, dandogli persino del tu, a un uomo impossibilitato di replicare perché ai domiciliari dallo scorso 7 maggio. Gli hanno chiesto di dimettersi. Alla faccia del garantismo, della presunzione di innocenza e della democrazia. Giovanni Toti non è ancora stato rinviato a giudizio eppure per i suoi "nemici" è già colpevole e deve lasciare la presidenza.
Insomma se qualcuno volesse scrivere qualche pagina del "Il perfetto forcaiolo" potrebbe prendere spunto da quello che è accaduto l'altro giorno a De Ferrari. Ma chi è il Perfetto forcaiolo? E colui che riempie la bocca con il garantismo, ma che subito dopo aggiunge un "si però" e pretende dimissioni in nome di "opportunità politica", "ragioni etiche" e "c'è una regione bloccata" Con un solo obiettivo: approfittare del caso giudiziario per buttare giù l’avversario.

Ma il garantismo non può essere usato a piacimento a seconda dell'opportunità. Perché gli stessi che erano sul palco a Genova erano gli stessi che si sono dimostrati tanto garantisti da candidare Salis alle elezioni europee mentre era sotto processo.