Commenti

4 minuti e 28 secondi di lettura

Nell’orgia stucchevole delle frasi fatte una se ne aggiunge, fastidiosa, irritante. Si tratta di: “Il candidato va cercato nella società civile”. Che cosa è questa società civile, che, evidentemente si contrappone a una società che “civile” non è?

Leggo sulla Treccani: “Del cittadino, dei cittadini, considerati come parte d’uno stato e con particolare riguardo alla loro convivenza in seno allo Stato “. E “società civile”? Sempre la Treccani: “Insieme delle relazioni associative, economiche, culturali e sociali intercorrenti nelle società complesse tra i cittadini, che si pone come un reticolo distinto e talvolta contrapposto allo Stato e alla società politica.” Quindi la società civile addirittura si contrappone allo Stato e passi, ma anche alla società politica. Quindi la società politica è un concetto assolutamente negativo, tanto da essere combattuta con gli elementi di un’altra società, questa sì, sana, positiva, onesta, appunto quella “civile”.

Incredibile. Ma allora la politica è da cancellare? Così come con un’ azione “politicamente” discutibile nei tempi di Tangentopoli sono stati cancellati i partiti politici, rei di essere covi di emeriti ladroni? 

Boh. Mi chiedo, allora, se per andare a mettere insieme una coalizione, cioè un’alleanza che è una splendida sintesi di opinioni politiche a volte anche sensibilmente differenti, (che scuola c’era nella Democrazia Cristiana delle mille correnti!) bisogna cercare i candidati fuori dalla politica, che cosa ci stanno a fare i politici. Tutti: consiglieri comunali e regionali, assessori, sindaci, ma soprattutto i parlamentari, deputati e senatori che noi, democraticamente, eleggiamo, spesso con una certa sollecitudine. Alcuni anche profumatamente pagati.

Quindi mi auguro che i prossimi candidati alla carica di presidente della Regione Liguria, in un momento in cui, dopo le durissime accuse di corruzione, c’è un disperato bisogno di buona politica, siano trovati nella “società politica”, cioè questo ruolo così delicato e strategico per il nostro futuro sia affidato a politici di professione, insomma gente che conosce il mestiere. D’altronde se ho bisogno di un medico vado a cercarlo nella società civile? Ma proprio no. Cerco un medico, laureato, magari con ottime esperienze scientifiche. Così per costruire una casa cercherò un ingegnere, non un “membro della società civile”.

Sennò vuol dire che i politici che abbiamo eletto, in Comune, Regione o Parlamento, sono degli scarsissimi personaggi, inaffidabili, impreparati, così negativi da dover andare alla ricerca, per sostituirli, di persone in un altro settore e soprattutto che questo nulla abbia a che fare con la politica che, sempre secondo la Treccani è “Il complesso delle attività che si riferiscono alla ‘vita pubblica’ e agli ‘affari pubblici’ di una determinata comunità di uomini”.

Insomma, la politica la facciano i politici e se non sapranno farla, se si dimostreranno incapaci o peggio disonesti, ci penserà la società civile a buttarli fuori. Democraticamente s’intende.

Questo per dire che i guai della politica di oggi sono stati in gran parte determinati dalla fine degli storici partiti politici organizzati, che potevano cambiare nome e leader, ma avrebbero dovuto restare in vita, retti da un serio e ragionevole finanziamento pubblico, controllabile, garantito, che tenesse fuori dalla porta gli affari privati e economici. I cosiddetti interessi personali.
Fine dei partiti uguale politica offerta su un bel piatto di portata ai ricchi (soldi soldi soldi) con le con conseguenze evidenti che questa semplificazione comporta. E sorgere di quelle incredibili liste, anche queste “civiche” mi raccomando, che si sono poi trasformate spesso in club privati nel nome del presunto leader di turno.

Intanto vediamo come i cosiddetti “candidati della società civile” scappano a gambe levate dal rischio di infilarsi nella politica civica di questi tempi. Questo atteggiamento qualcosa vorrà dire, per esempio che alla società civile non piace la società politica.

Qualche volta sento evocare l’irripetibile Beppe Pericu come esempio di sindaco della società civile. Pericu, grande avvocato e professore universitario, nel 1994 scelse la politica vera candidandosi con il Psi e venne eletto deputato. Tre anni dopo da “uomo politico” fu candidato sindaco di Genova e venne stra-eletto con l’Ulivo per due volte. Certo , lo avevano strappato alla sua professione, ma ormai era diventato uno uomo politico a tutti gli effetti. E che politico!

Allora a metà degli anni ’90 c’era stata una reazione generale alla politica delle tangenti con il sorgere di una nuovissima classe politica, tutta da costruire. Ma per fare questo ci vogliono veri partiti e soprattutto altrettanto vere e forti scuole di partito.

Ormai non c’è più niente di tutto ciò, né nel centrodestra (un tempo ci pensava la Chiesa) né nel centro sinistra. Non mi pare che queste fragili e frullanti “liste civiche nel nome di” producano scuole di formazione, diventando fucine di eleggibili.

Per cui alla fine meglio trovare politici a tempo pieno da candidare. Magari con sistemi democratici come erano i congressi. Non con “boutade” come quelle primarie del Pd in cui andavano a votare non solo gli iscritti al partito, ma tutti quelli che volevano. Con i funesti risultati che questi sistemi popolareschi hanno determinato.

Dunque, ben venga l’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando per il maggiore partito di opposizione, cioè il Pd e dall’altra parte si faccia posto a un altro/altra lavoratore/trice della politica (Cavo, Scajola, Rosso, Picciocchi). Fra l’altro con lo scarso tempo a disposizione per trovare un candidato dopo che gli attuali dirigenti hanno fatto di tutto per perderlo (il tempo) alla ricerca del consenso stradale credo sia ora l’unica soluzione possibile.