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Questa è la cronaca di una giornata passata in via San Bernardo, nel cuore del centro storico, per una missione a prima vista impossibile: cercare di aiutare una settantenne sola e depressa che rischiava di essere sbattuta in strada perché colpita da uno sfratto esecutivo. Un piccolo grande dramma che poteva trasformarsi in tragedia, perchè la donna minacciava di gettarsi dalla finestra, ed invece, alla fine, con il contributo di tutti, abitanti, Comune di Genova, il sindacato inquilini Sunia della Cgil, Genova Solidale, la Cooperativa sociale Il Cesto la vicenda ha avuto un lieto fine.

Tutto nasce alla fine della scorsa settimana quando il titolare della storica e nota enoteca Paul di via Canneto il Curto, crocevia bohemien di anime dolenti, mi segnala: "Michele ci puoi dare una mano? Lunedì mattina, 5 agosto, una mia cliente, una vedova di 73 anni viene sfrattata e rischia di finire in strada...".

Impossibile girarsi dall'altra parte: Alda sarà sfrattata perché suo marito (un anarchico noto alle cronache con un passato tribolato che mi sarebbe piaciuto conoscere e intervistare, ma questa è un'altra storia) prima di sposarla aveva ceduto in usufrutto la sua abitazione di via San Bernardo, morto lui - sei anni fa - la nuova proprietaria ha legittimamente chiesto ed ottenuto di entrare in possesso dell'abitazione, pochi vani in un palazzo scrostato della città vecchia.
Alda infatti non ha nessun diritto a rimanervi anche se depressa, alcolista e con solo una minima di 600 euro, a proposito un bel grazie a chi ha abolito il reddito di cittadinanza che per questa donna sarebbe stato una boccata di ossigeno. In questa storia gli unici assenti sono gli assistenti sociali del distretto competente.

Appena apprendo dello sfratto esecutivo di Alda provo a contattare i servizi sociali, ma con scarso successo. A questo punto, siccome il tempo stringe, rompo gli indugi e telefono al vice sindaco di Genova Pietro Piciocchi, che non si tira indietro e mi dice di andare nel suo ufficio con Alda. Lì, una volta compresa la situazione, l'amministratore chiama in viva voce gli assistenti sociali dell'Ufficio Emergenza Casa del Matitone. Dalla prima verifica emerge una sentenza difficile da accettare: non ci sono appartamenti o camere disponibili per Alda che per questo potrebbe essere dirottata in un dormitorio comunale in attesa che si liberi un alloggio più adeguato.
Piciocchi allarga le braccia deluso, ma prosegue a cercare una soluzione abitativa più adeguata.
Anche io non mi arrendo e decido di essere presente allo sfratto, per aiutare Alda a chiedere una proroga, anche perché lei nonostante la sua gelida e assente disperazione e mi confida di avere pensato a uccidersi. "Mi butto dalla finestra" sussurra con un filo di voce chiudendo in scatoloni le sue cose, fra cui foto di Che Guevara e Lenin appartenenti a suo marito, nella speranza di trasferirsi in un'altra abitazione.

La notizia dello sfratto dell'anziana grazie al tam tam dei vicoli fa scattare la solidarietà dei "soliti sinistri", e per fortuna che ci sono ancora persone disposte ad aiutare in modo disinteressato gli altri: così ieri mattina alle otto in via San Bernardo quando arrivano poliziotti, ufficiale giudiziario, fabbro, medico e proprietaria della casa con il suo avvocato, davanti al civico 17 trovano portuali, esponenti del Sunia (il sindacato inquilini e assegnatari della Cgil), volontari di Genova Solidale e alcuni abitanti. La sinistra solidale non a parole.

Trovare una soluzione appare difficile, si pensa a ogni possibile evenienza, si telefona qui e là, la svolta arriva a metà mattinata quando una donna residente nel palazzo ricorda che al terzo piano, sopra a quello dove abita Alda, "c'è una casa appena ristrutturata acquisita dal Comune come bene sequestrato alla mafia e ora gestita dalla Cooperativa sociale Il Cesto...".

Da non credere, è la fortuna che aiuta gli audaci.

Sembra tutto coincidere: io avverto Marco Montoli, presidente del Cesto, che contatta subito l'assessore ai servizi Sociali Lorenza Rosso, da cui riceve subito il benestare a concedere quell'appartamento ad Alda.

Perfetto: l'ufficiale giudiziario, molto comprensivo, e la proprietaria dell'appartamento, che nonostante i tanti suoi problemi finanziari (sono anni che paga le spese dell'amministrazione che Alda non riesce a saldare) grazie alla garanzia ottenuta dal vice sindaco Piciocchi, amministratore agile che non si sottrae alle sue responsabilità, sottoscrivono il rinvio dello sfratto fino al 12 settembre.
Data entro la quale tutte le persone vicine ad Alda si impegnano a darle una mano per il trasloco delle sue cose e i mobili al piano di sopra.

La settantatreenne tira un sospiro di sollievo, grazie all'impegno di tutti, niente dormitorio e niente marciapiede. Uno squarcio di luce per quella donna che pure ammalata di solitudine alla fine torna a respirare e a sperare grazie a tante persone, quasi tutti sconosciuti, che per lei in segno di un grande valore come la solidarietà si sono stretti e l'hanno idealmente abbracciata e salvata.


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