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Concorrenza. E’ in virtù di questa parola che in Italia, nel nome dell’Unione europea, si stanno consumando vere e proprie nefandezze. No? Allora devo avere un problema, perché alcune cose, anzi molte, non le ho capite. Prendiamo questa storia dei balneari. Dal 2006 - ossia da diciotto anni diciotto – c’è la cosiddetta Direttiva Bolkestein, che impone le messa a gara delle concessioni demaniali. L’Italia ha a lungo tergiversato, poi nel Decreto Milleproroghe (legge 14/2023) ha ulteriormente stabilito che il 31.12.2024 si volterà pagina. Dopo di allora, si afferma, bisognerà fare le gare.

E se entro la fine di quest’anno un’altra leggina prevederà un’ulteriore proroga? Come s’è fatta prima, si potrà fare dopo. O no? Voglio dire che sta alla volontà del governo eventualmente prendere altro tempo. E questa maggioranza di centrodestra qualcosina da farsi perdonare ce l’ha: per avere i voti ha fatto delle promesse, adesso si trova a disattenderle. Giorgia Meloni si arrabbia perché, dice, le imputano di tutto. Ha ragione. Anzi, avrebbe ragione. Invece di mezzo ci sono garanzie che lei per prima ha dato.

E’ vero che dal 2006 si sono susseguiti esecutivi di centrodestra, centrosinistra e tecnici, ma nessuno si è mai sbilanciato verso i balneari. La loro protesta dell’altro giorno è finita in niente (una serrata dalle 7,30 alle 9,30 che cosa poteva sortire?). Però tutti i torti io non mi sento di darglieli , perché la situazione è davvero poco chiara. Le gare si faranno davvero? La risposta è sì, ma… Ci saranno le compensazioni per chi ha fatto investimenti e dovesse poi perdere la concessione? In Italia la politica risponde di sì, ma l’Ue pare non voglia sentirne parlare. Boh…

Mica è finita. Grazie alla concorrenza introdotta dalle gare, Bruxelles ritiene che i prezzi di sdraio e lettini scenderanno. Io non ho le certezze delle associazioni consumatori, che replicano di no. Però non ho neppure la sicurezza dell’Ue. Due osservazioni, tuttavia le faccio. La prima: la concorrenza ha funzionato e funziona nelle telecomunicazioni, visto che i costi per voce e dati, con telefonini, tablet e altri aggeggi, sono ai minimi.

Ma: come la mettiamo, al contrario, con l’energia? E’ stato liberalizzato tutto e i prezzi di luce e gas sono esplosi: alla faccia della concorrenza. Poi, ovviamente, lo Stato ci mette del suo. L’altro giorno ero alle Poste e il tizio davanti a me ha pagato per la corrente elettrica credo di una seconda casa: zero consumi, 80 euro di bolletta! La gentile sportellista ha spiegato: legga, c’è tutto scritto, tasse, imposte, oneri vari e pure una quota del canone Rai. Siamo onesti, comunque c’è da incazzarsi.

Chi vivrà vedrà, a Dio piacendo. Speriamo che per l’energia vada bene come per le telecomunicazioni. Però non è finita. Tornando ai balneari: siamo proprio sicuri che debba essere l’Ue ad occuparsi delle coste dei Paesi membri? Facciamo finta di sì, tuttavia mi chiedo che cosa facciano i nostri parlamentari europei. Da destra a sinistra, non c’è bisogno di un genio per alzare il ditino e spiegare che la situazione italiana è tutta diversa dal resto del continente. Solo in Liguria si contano quasi 800 aziende balneari. 

Dice quello: ma un bene demaniale non può essere tramandato di padre in figlio come se fosse una proprietà. E’ vero, verissimo. Ma se finora ha funzionato così, la politica deve cambiare le cose gradualmente, facendo in modo che nessuno finisca per la strada e che i prezzi scendano. Non si può piegare tutto alle ragioni di bottega italiane, come se il passato non esistesse. In fondo è la stessa cosa del bilancio pubblico: se per anni si è proceduto in un certo modo, non puoi pareggiare i conti dalla sera alla mattina. Altrimenti fai i disastri che dobbiamo quotidianamente affrontare, con i nuovi poveri che aumentano a vista d’occhio, anche tra coloro che lavorano!

Temo che tutto il casino sui balneari, poi, ci apprestiamo a riviverlo sulla transizione green. A Bruxelles i nostri politici di destra e di sinistra preferiscono accapigliarsi, anziché sottolineare la diversità della situazione italiana, dove quasi il novanta per cento della popolazione è proprietaria di casa, sebbene i ricchi veri siano neanche il due per cento degli abitanti.

Meglio: qui queste cose ce le diciamo, però appena varchiamo i confini sembriamo scordarcene. Anche in tal caso c’entrerebbe la concorrenza, ma sembra proprio che l’Ue faccia ogni cosa per favorire la Cina. Chi è, infatti, il principale produttore di pannelli solari e di batterie per le auto elettriche? Poi, se Meloni va proprio in Cina tutti ci soffermiamo a disquisire non sugli esiti della visita, bensì se abbia fatto bene o no a portarsi la figlioletta. Boh…