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di Luigi Leone

La notizia è questa: sui monti Moro e Guardiabella, nell’entroterra di Imperia, una società ha previsto la realizzazione di un parco eolico con 32 torri alte fino a 209 metri – duecentonove, do you understand? – e strade larghe oltre sette metri per costruire l’impianto, che abbisogna pure di piazzole in cemento armato con profonde fondamenta. Insomma, un vero e proprio pugno nell’occhio, soprattutto per chi ha fatto dell’entroterra un concreto fattore di sviluppo economico. 

Il progetto riguarda i Comuni di Aurigo, Borgomaro, Castellaro, Cipressa, Dolcedo, Pietrabruna, Pieve di Teco, Prelà e Rezzo. Se la si vuol buttare in politica ce n’è per ogni gusto. Solo che questa volta non ci sono steccati che tengano: sono tutti contrari. Si sono mobilitate decine di associazioni ed è pure partita una raccolta di firme che in poche ore ha già raggiunto numeri impensati.

Fin qui i fatti. Nelle nove municipalità coinvolte sono diventati all’improvviso tutti scemi? Oppure sono vittime della sindrome di nimby (not in my backyard, non nel mio cortile)? Più realisticamente, questa storia è esemplificativa delle condizioni in cui versa il nostro Paese. Proviamo a ragionare. Il parco eolico dei monti Moro e Guardiabella risolverebbe molti dei nostri problemi energetici? Se sì, il sacrificio di una comunità e del suo territorio avrebbe un senso: studi una compensazione e si va avanti.

Le cose, però, non stanno così: l’energia prodotta sarebbe solo una goccia nel mare del fabbisogno nazionale. E allora ti chiedi pure a che cosa serva la riunione fissata fissata dalla Provincia di Imperia, retta da Claudio Scajola, con 18piuenergia, firmataria del progetto. Quando ero giovane si diceva: se apri un discorso dai riconoscimento politico all’antagonista, quindi significa che alla fine qualcosa si può fare e vuoi fare. Fossi io neanche parlerei più del parco eolico e mi attrezzerei solo per impedirne la realizzazione.

Anche perché c’è un altro aspetto sul quale interrogarsi: come può succedere che un simile progetto venga elaborato senza che almeno i sindaci coinvolti ne siano messi preventivamente al corrente? Non arrivo a immaginare un debat public con le popolazioni interessate (in realtà la vicenda riguarda tutti gli italiani), però il minimo sindacale dell’informazione me lo sarei aspettato. Invece niente.

Poi ci aggiungo una difetto enorme di pianificazione economica. Soldi per i muri a secco, finanziamenti per risistemare le strade interpoderali, denari per sostenere l’olivicoltura e via elencando. Inoltre, tu governo, tu Regione, tu Provincia puntate sul turismo del mare, della collina, della montagna (cose che in Liguria si possono avere nel giro di un’oretta d’auto), quindi il Ministero non può acconsentire alla nascita di un parco eolico che significa negare tutta quella pianificazione, nazionale ed europea. Insomma, qualcosa non torna. Anzi, più di qualcosa.