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Ho da alcuni giorni la nemmeno troppo lieve sensazione che i due probabili candidati, del centrosinistra e del centrodestra alla sfida, davvero tosta, delle regionali in Liguria siano delle vittime sacrificali sull’altare della politica. Intendo Andrea Orlando e Ilaria Cavo, due personaggi uniti da una dote sicura: l’impegno. Mi sono sempre sembrati due primi della classe, un po’ secchioni magari e forse per questo più seri e affidabili di altri. Dunque se così fosse partiremmo piuttosto bene: nell’uno o nell’altro caso di vittoria non cadremmo dalla padella nella brace, ma ci muoveremmo in una prospettiva futura, seppure molto diversa ideologicamente e anche di contenuti (uno di sinistra nel centrosinistra, l’altra più di centro nel centrodestra), almeno rassicurante. Per questo fatico a capire i ritardi nella loro conferma, le stoppate, i dubbi, gli sgambetti e le schermaglie. Se Orlando è stato accettato dai Cinque/Quattro/Trestelle con l’assenso a mio avvio, gioioso, dell’ottimo Luca Pirondini, leggo che Ilaria susciterebbe ancora alcune perplessità. Cribbio! Ma di chi? Della Lega? E senza un nome sicurissimo come sarebbe stato quello di Edoardo Rixi (ora resuscitato da Salvini), chi vorrebbero candidare i leghisti in fase di fughe in ordine sparso dal Carroccio?

A Sant’Olcese, chi si aspettava l’annuncio è rimasto deluso. Forse si saprà oggi se Andrea Orlando sarà il candidato del centrosinistra o no. Certo nella sacra patria del salame più buono del mondo il candidato in pectore è stato chiarissimo. Se mi volete ci sto, ma ditemelo subito. Non usate la Liguria per giocare an risiko. E al giornalista che gli ha chiesto che cosa farà domenica Orlando ha risposto che andrà a presentare un libro. Poi ha precisato e qui spiega tutto: “Non ho opposto indisponibilità alla richiesta di candidarmi. Se trovate un altro ditemi chi è. Ho già avuto molto dalla politica e posso mandare a quel paese anche il gruppo dirigente del mio partito. Probabilmente ci sono poteri e interessi contro la mia candidatura e io non mi gioco la reputazione facendomi condizionare”. E ha chiuso lo scottante argomento così. “Se torno è perché penso che i liguri ci tengano a essere considerati per bene”.
Ma ritorniamo alla storia delle “vittime sacrificali”. Rixi ha evitato decisamente fino a oggi il sacrificio. Già nel passato, se ricordo bene, lo obbligarono a rinunciare a Roma per restare in via Fieschi. E il poveretto disse di sì. Ora in questa compagine governativa ha un ruolo solido in una materia che, lui sì, conosce bene meglio di tanti altri. Perché mai dovrebbe lasciare tutto?

Se voi foste parlamentari, di maggioranza o di opposizione, uno Orlando, ormai a Roma da anni, quindi con sicure conoscenze, abitudini, incarichi, con l’ esperienza importante di essere stato ministro della Giustizia, con un feeling reciproco con la neo leader Schlein, avreste così voglia di tornare in Liguria, a Genova? Idem anche se con percorso diverso per la Cavo. Giornalista, inchiestista, poi la politica e il successo con l’elezione, infine il gran salto a Montecitorio con moltissime preferenze. Perché mai dovrebbe cancellare tutto e tornare indietro? Vi rituffereste nel mare mosso, molto agitato, di queste settimane, tra le onde lunghe dell’inchiesta e i rischi di essere coloro, i primi due certamente, che se la giocano sul palcoscenico nazionale, sotto i riflettori e i giudizi di tutto il Paese? Chi vince la sfida brillerà anche a Roma e chi invece la perde diventerà il responsabile unico della sconfitta.

Ricatapultati in Liguria con l’aria che tira oggi. Nella sinistra, Orlando deve affrontare le incognite di un’alleanza strana con Renzi (che non mi pare gli sia particolarmente simpatico) nell’unico capoluogo, proprio Genova, dove l’ex segretario ha dato l’appoggio, allora molto convinto, alla giunta del sindaco di centrodestra Bucci, ma dove l’assessore renziano impegnato a Palazzo Tursi fa sapere che lui non ci pensa minimamente di fare le valigie.

Nel centrodestra, poi, le perplessità su Ilaria Cavo che sta con Noi moderati leggo che vengono manifestate, pensate un po’, dai leghisti, ma qualche chiodo lo piazza lo stesso Bucci che gradirebbe avere come governatore il fidato vicesindaco Piciocchi. E fra due anni chi proverà a mettere al suo posto a Tursi? Per non parlare dei venticelli che spirano dall’estremo ponente.
Così i due predestinati, ma anche contestati, dovrebbero, se vincenti, lasciare Roma, la Capitale, l’aria del Parlamento, la politica nazionale meno pericolosa delle scelte locali da farsi urgentemente per salvare almeno la sanità pubblica e i collegamenti, i contatti a più alto livello, le commissioni, la più spensierata vita quotidiana, le serate romane, magari ormai anche la “gricia” di Cesare al Casaletto o i carciofi alla giudia di Piperno a Monte de’ Cenci, preferiti ai pesti con o senz’aglio e alla focaccia nel caffelatte di Paolo Villaggio.

Per cosa? Tornare alle rogne di casa, le liste d’attesa, le scivolate su moli e calate ambiti da troppi, il tormentone dei balneari, le trappole del rigassificatore, la gronda che fa acqua, il treno eternamente velocetto, la calata di Aponte dall’Elvezia operazione che qualcuno vorrebbe bloccare come se fosse l’invasore della Repubblica di Genova, i movimenti agitati di qualche suo Guglielmo Tell tra i carruggi e , nel caso del povero Orlando, anche i diktat di “Ferruccio il Giustiziere” che gli vieterebbe di salire sulla terrazza di Primocanale almeno per partecipare alle trasmissioni elettorali . Figurarsi, poi, se la sfidante fosse la Cavo che di Primocanale è stata la prima direttrice! A Roma, alla fine, l’unico rischio concreto è incontrare il ministro Sangiuliano e finire in un selfie con lui a sua insaputa!

Se continua con questo tiramolla anche oggi, domenica, Orlando scappa davvero, per terra o per mare, a nuoto o con l’autostop! Valica il Bracco con la pedalata di Ganna o si fa dare una spinta da Paltrinieri per superare la Capraia! A Sant’Olcese è stato chiarissimo. E potrebbe decidere la stessa cosa Ilaria Cavo se strani giochi rallentassero una scelta, sì alla Cavo o no, che non può attendere.
Insomma, questa ridicola manfrina delle consacrazioni dei capilista per cui tra le fette di salame a Sant’Olcese si attendeva l’indicazione dell’ex ministro e tra gli esaltanti passi dei tangueros a De Ferrari sotto i portici della Regione il via libera per l’ex assessora alla Formazione e molto altro, potevano almeno evitarcela.

O anche questo rientra nel fantomatico “modello Liguria”?

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