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A parole nessuno vuole il disastro della sanità ma chissà perché è così difficile mettere tutti insieme per evitarlo, davvero.
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La sanità rimane il tassello più complesso da riempire per il presidente eletto di Regione Liguria Marco Bucci, dopo l'incontro di lunedì pomeriggio con i vertici di maggioranza e l'incontro di ieri mattina a Tursi tra l'assessore uscente Angelo Gratarola e Marco Bucci pubblicato da Primocanale qualcosa sembra muoversi. Come scritto nei giorni scorsi tra le ipotesi che circolano in modo più insistente ci sarebbe una sorta di ticket tra Angelo Gratarola e il manager Enrico Castanini, le modalità non sono però ancora state decise.
 
Come spesso accade quando le situazioni sono gravi e sembra esserci poco spazio di manovra, a un certo punto, la soluzione arriva all'improvviso e molto spesso non è neanche qualcosa di straordinario ma, semplicemente qualcosa di semplice che però viene realizzata da tutti insieme senza divisioni, senza intoppi, credendoci e lavorando per un obiettivo comune. E allora pensando alle criticità della sanità, molte delle quali sicuramente di origine nazionale, ma che hanno permeato buona parte della campagna per le regionali ho pensato a quello che possiamo definire 'l'uovo di Colombo': perché a livello regionale tra maggioranza e opposizione non si sottoscrive un accordo bipartisan su tre punti fondamentali per la sanità? Sento già i mugugni in sottofondo ma proprio perché è una strada mai provata prima potrebbe essere la svolta.

Da dove iniziare? In campagna elettorale tutti erano concordi nell'abbattimento delle liste d'attesa come punto centrale, insieme a una riorganizzazione di Alisa (chi più e chi meno) e alla realizzazione dei nuovi ospedali e allora si parta da qui insieme, seppur con delle diversità, ma per perseguire un fine comune che è quello di traghettare la sanità da qui al 2026 prima dell'ingresso di nuove forze e della chiusura dei progetti del Pnrr.

Qualcuno potrebbe dire utopia. Io parlo di mera concretezza condita da un po' di disperazione o per dirla in latino 'necesse est'.

Oggi a parole nessuno vuole il disastro della sanità, non conviene certo, ma chissà perché è però così difficile mettere tutti insieme per evitarlo, davvero. 

La realtà sennò sarà sempre fatta da lotte intestine, accuse incrociate, poltrone intoccabili. Un patto che deve superare i personalismi e i cosiddetti giochi politici per un interesse superiore, più alto e cioè quello di poter garantire sempre più e meglio l'articolo 32 della nostra Costituzione, attraverso un sistema sanitario nazionale che sta per compiere 50 anni e oggi come oggi non riesce più a essere quello per cui e come era stato pensato.  

D'altronde a invitare a un "appello alla ragione per salvare il salvabile" della sanità pubblica ha scritto anche il prof. Ivan Cavicchi filosofo della medicina, sociologo e antropologo, docente presso la facoltà di Medicina dell’Università Tor Vergata di Roma. Operatore sul campo fin dalla prima ora, ex sindacalista, strenuo difensore della sanità pubblica e che da anni si occupa attivamente di politiche sanitarie.

Le soluzioni a breve termine non servono alla sanità, servono riforme politiche strutturali ma nel mentre bisognerebbe vivere e non solo sopravvivere.

E allora politica tutta, esci dagli schemi in sanità e sottoscrivi questo patto, lasciando da parte i soliti meccanismi. E soprattutto per dimostrare a quel 54% che non è andato a votare, perché sotto sotto ritiene che nulla si risolva e che tutti siano uguali, che almeno su questa partita si sono sbagliati.

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