GENOVA-Mi comporto come quei parlamentari inglesi che alla Camera dei Lords, se avevano qualche interesse personale nel tema che stavano per affrontare, lo dichiaravano subito, prendendo la parola in quelle storiche aule.
In questa storia, che riguarda uno scandalo “turistico” di potenzialità gravissime per la nostra Liguria, parto dal mio caso personale. Ho una piccola barca, un gozzo di pochi metri che ogni estate utilizzo tenendolo ancorato ad una boa, regolarmente a duecento metri dalla spiaggia, come vogliono le regole della Capitaneria.
La posa di quella boa, un gavitello incatenato a un peso morto sul fondo, ogni anno corrisponde a una pratica burocratica complicata e farraginosa. Ogni volta bisogna chiedere il permesso, attraverso i concessionari della spiaggia, alla Regione e al Comune, sottoponendo un progetto firmato da un architetto.
Ogni anno un architetto per spiegare che si butta in mare un pezzo di cemento, da cui parte la catenella, alla quale si aggancia la boa, alla quale si aggancia la barca!
Già questo è incredibile, perché il progetto (ma lo possiamo chiamare così?) ogni anno si deve ripetere, anche se è tutto uguale. La Regione e il Comune devono approvare, l’architetto preparare sempre lo stesso foglio e firmare.
Ma poi viene il bello e lo scandalo di oggi. Perchè bisogna pagare una tassa per la “concessione” governativa di questa boa e l’espletamento di tutta la pratica. Fino a due anni fa la tassa ammontava a qualche centinaia di euro, fino a 800. Improvvisamente il governo Conte due, probabilmente pensando di colpire a morte la categoria degli armatori, abituati a ancorare le loro barchette di pochi metri, ripeto a duecento metri da terra, ha stramoltiplicato quella tassa, che da poche centinaia di euro è diventata, tutto compreso, 3500 euro.
Ripeto: 3500 euro per ancorare la propria barchetta a duecento metri da riva, per un periodo che non supera mai i due o tre mesi estivi, giugno, luglio, agosto.
La gabella, che è nazionale e non certo comunale o regionale, spesso supera ovviamente il valore della barca e colpisce un pubblico enorme, di utenti della nautica più “piccola”, tutti quelli che amano il mare e dovrebbero dare respiro a un settore turistico in uscita da una crisi enorme.
Non c’è solo la mia barchetta, ma, pensando alla Liguria, migliaia di imbarcazioni, dal mio gozzetto, ai motoscafi che portano a spasso i turisti, ai pescatori, alle barche a vela, ai gommoni che nelle località senza porticcioli sono ancorati in quel modo, che abbiano dimensioni minime o siano più grandi, che scelgano quel “posteggio” in assenza di attracchi possibili, appunto, in porticcioli distanti o su spiagge, nelle quali non possono essere tirati su per ragioni di spazio o perché, magari, le spiagge non ci sono in quella zona di costa.
Moltiplichiamo le situazioni simili e avremo migliaia e migliaia di situazioni simili. Che moltiplicate per quella cifra di 3500 euro dimostrano quanto la stangata del governo Conte frutta, succhiando un settore, turistico e non solo, che ha bisogno di aiuti, non di stangate improvvise e ingiustificate.
So che esiste una mobilitazione per questa misura così sproporzionata e punitiva, che le autorità regionali sono state interessate. Ma che possono fare di fronte a una tassa di concessione governativa, che passa attraverso i concessionari delle spiagge, già nella tempesta Bolkestein, attraverso le Capitanerie di Porto, che controllano l’esecuzione di quelle misure e sono pronti a stangarti ancora di più se non hai pagato? Mi chiedo se i Comuni, sui quali ricade l’effetto di questa tassa, hanno reagito, perché saranno molti a rinunciare all’ormeggio d’oro, depauperando un tessuto economico, chiudendo piccole attività, che sono il sale del turismo “piccolo”, di prossimità.
So di piccoli imprenditori, che avevano nel loro stabilimento tre o quattro boe, alle quali ancorare motoscafi con i quali portare in giro i turisti a fare sport d’acqua nei mesi estivi. Cancelleranno le loro attività, perché il costo delle tasse supera di gran lunga i possibili incassi di due-tre mesi di attività. Ma così va l’Italia.
Non so se pagherò la mia tassa o rinuncerò al mio gozzo, il cui valore è oramai ben inferiore alla rata-stangata annuale. Ma non è il mio singolo problema che conta. Ci mancherebbe altro. E’ il modo in cui viene affrontato il rilancio (o meglio… l’affondamento) del turismo nel nostro paese e nella nostra Liguria che ci punta così tanto, malgrado i burocrati ministeriali, solerti e sproporzionati. E mi aspetto che gli assessori comunali e regionali competenti, dicano una parola e che i parlamentari, che hanno votato quella misura così ingiusta, ce la spieghino.
IL COMMENTO
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