![Cristoforo Colombo](/images/colombo_cristoforo_16_9.jpg)
Confesso che l’ennesima trasmissione tv su Cristoforo Colombo, andata in onda con l’onnisciente, onnipresente, ma bravissimo, Aldo Cazzullo, nella sua “Giornata particolare”, mi ha fatto di nuovo gonfiare il petto di orgoglio. Vedere ricostruita la grande impresa con Genova nel suo ruolo baricentrico dell’invenzione, il giovane Cristoforo con lo sguardo all’orizzonte, poi la sua determinazione così intensa, tutti gli ostacoli superati e il viaggio su quelle navi, caravelle di 30 metri e cento marinai, dentro l’Oceano Mare ( così lo chiamavano allora) , emoziona, non smette di emozionare. E poi vedere quella bandiera bianca con la croce di San Giorgio allora come oggi restituisce una identità che magari qualche volta mettiamo in discussione con il tempo che passa, con i secoli che si consumano, con la città che cambia tanto velocemente, che muta, ma mantiene la sua radice.
Erano solo diecimila i genovesi al tempi di Colombo, eppure che forza avevano, che potenza rappresentavano! Che onore poteva esser riconosciuto a marinai, gente di mare come Cristoforo Colombo, che aveva avuto quell’idea, quella sfida in testa e che poi aveva vinto in quel mondo, che usciva da quello che avremmo chiamato Medioevo?
Non tanto quanto poi la Storia ha tramandato e perfino messo in discussione negli ultimi anni, con quel processo di de culturizzazione che ha portato a distruggere in America la figura di Colombo, abbattendone le statue, riducendolo a un colonizzatore, il primo a perseguitare i nativi, a saccheggiare, cancellare, deportare , schiavizzare. Oggi quel processo sembra tornare indietro, come spesso succede nel recupero del passato, magari sulle onde di rivolgimenti politici sollecitati dai cambi anche violenti degli Usa di Trump e dell'America e non solo. Anche di altre potenze politiche nella nuova realtà tumultuosa dei nostri giorni.
Insomma ci sarebbe molto da discutere ancora e in parte si fa, ma non qua a Genova, dove siamo fermi solo alle celebrazioni classiche di Colombo, al 12 ottobre con quella cerimonia che oggi si è gonfiata di altro, alle visite dei turisti alla casa del grande Scopritore, a quella sua statua nei giardini della Stazione di Principe, in vista più dei piccioni che del pubblico.
Siamo rimasti a questo e poco altro, salvo le iniziative benemerite di associazioni culturali come “Casa America”, che Colombo lo studia, lo ricorda eccome.
Ma il resto della città, le sue autorità culturali, la sua intellighentia storica cosa fa, e che cosa non ha fatto negli ultimi decenni, diciamo a partire dal 1992 del Cinquecentenario?
Ben poco.
Nelle quasi due ore della trasmissione di Cazzullo sono stati mostrati i monumenti imponenti in Spagna e in Portogallo, quel grande cippo che a Madrid reca i nomi di tutti e cento gli uomini dell'equipaggio della “Nina”, della “Pinta” e della Santa Maria”. Nella magnifica chiesa di Siviglia c'è quel monumento kolossal che riassume la potenza di Colombo. Si spiega: la spedizione la finanziarono gli spagnoli, la regina Isabella e suo marito Ferdinando, la pagarono loro e Colombo sotto quel regno concluse tutti gli accordi delle spedizioni in America.
Ma noi genovesi, sotto quella bandiera con la croce di san Giorgio, che ancora sventola sulla città, non siamo in grado di fare altro? Neppure di riconoscere, per esempio, la memoria di chi ha scientificamente dimostrato al mondo, essendone a sua volta riconosciuto, la genovesità di Colombo, che è l'essenza della Storia, Paolo Emilio Taviani, grande uomo politico genovese, ma anche studioso fondamentale del navigatore?
Avete mai visto organizzare un convegno che riconosca il merito di quella scoperta che identifica la Scoperta con la maiuscola di Colombo e la sua radice genovese? La nostra maggiore gloria nel mondo.
A Taviani i genovesi hanno solo dedicato un piccolo spiazzo davanti al Museo del Mare e neppure una targa che ricordi i suoi studi. E quella statua, che in molte parti del mondo, anche dove è stata abbattuta e magari ora la rialzeranno, è in faccia al mare, in luoghi simbolo delle città che la ospitano, perchè a Genova deve stare un po' in disparte, di lato al posteggio dei bus e dei taxi che presidiano la stazione ferroviaria?
In una città mutante, che costruisce la grande diga e tante altre opere , dal water front, ai tunnel subportuali e tutto il resto, nessuno pensa che Colombo bisognerebbe farlo vedere di più ai genovesi e anche alle masse di turisti che ora arrivano e che devono capire che quel genio della Scoperta appartiene a questa città e non a Siviglia, a Madrid e magari a chissà dove si incontrano le sue effigi, molto meglio esposte che in casa nostra?
Ancora grazie che il Cinquecentenario è stato festeggiato anche a Genova, seppure in seconda battuta dietro alla Spagna, che lo aveva rivendicato per prima.
Grazie ancora a Taviani che spinse per quell'anniversario da solo e molti anni prima e mise in moto tutta la macchina delle celebrazioni. Solo che Taviani non c'è più e ora quella memoria rimane incartapecorita a Genova nelle carte degli studiosi e delle eccellenze culturali che ancora lo studiano e possono rivendicare la grandezza genovese. Allora grazie alle trasmissioni che ci fanno venire qualche brivido di orgoglio tutto genovese.
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IL COMMENTO
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