GENOVA -Scarcerato da Marassi, invece di allontanarsi rimane accampato davanti al carcere: di giorno seduto su una sedia, di notte su una panchina. Ai poliziotti penitenziari ha detto, quasi implorandoli: "Fatemi rientrare, non so dove andare".
E' la storia molto triste di Tony, un giovane nigeriano apparentemente molto confuso che da quattro giorni se ne sta davanti al carcere di Marassi.
Non si sa il motivo per cui fosse finito in carcere, di certo lui dalla cella non voleva uscire perché lì almeno aveva pasti e un letto assicurati.
Il giovane quando si trova davanti il cronista subito appare spaventato e diffidente, poi si apre, ma racconta storie non credibili: "Io sono italiano anche se la mia pelle è nera" dice con un italiano molto stentato da cui si fa capire che non è da molto in Italia.
Poi alla domanda sul perché se ne sta da quattro giorni su una sedia, che dice di avere trovato nella spazzatura, racconta di attendere di riprendersi il suo anello di matrimonio, la fede, con il nome della moglie stampigliato che ha lasciato in carcere.
Dall'istituto penitenziario invece trapela una storia molto diversa, "da quando è stato scarcerato lo abbiamo adottato, è una brava persona, ogni tanto gli portiamo un pasto e lo rincuoriamo, ma questo ragazzo deve essere aiutato, non può rimanere così, noi una segnalazione ai servizi sociali l'abbiamo fatta, ma lui è ancora lì...".
Tony ha un cellulare, ma è privo di sim, "non ho soldi per acquistarla" e con un italiano assai stentato racconta di avere una moglie e un figlio in Italia, smentisce invece di avere bisogno di un posto letto, "dormo sulla panchina di fronte" dice indicando il suo "letto" a pochi metri dal carcere.
Gli agenti invece confermano tutto, "purtroppo non è così raro che detenuti scarcerati ci chiedano di rimanere in cella perchè non sanno dove andare - racconta un esperto poliziotto -, capita soprattutto con i migranti che sono soli. Qui un tetto e da mangiare ne hanno tutti i giorni, fuori invece non hanno nulla".
IL COMMENTO
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