Cronaca

Prime ipotesi per i lavori che faranno tornare a casa le tre famiglie ancora sfollate. Sarà utilizzato anche un elicottero.
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di Michele Varì

GENOVA -Tre mesi di lavoro, condizioni meteo permettendo, con tanto dell'utilizzo di un elicottero e circa un milione di euro di spesa.

Sono le prime ipotesi trapelate in modo ufficioso per il grande cantiere che sta per partire per mettere in sicurezza il costone di circa 1500 metri quadri franato su due edifici di via Posalunga, a Borgoratti, il 24 dicembre e che ha fatto trascorrere il Natale fuori casa a 37 famiglie.
Di queste grazie al tempestivo intervento dell'Agenzia del Demanio e della Protezione Civile del Comune di Genova 34 sono riuscite a tornare nelle abitazioni in neanche una settimana, alla vigilia della fine del 2022, alcune con la restrizione di tenere chiuse le tapparelle affacciate sul fronte franoso.
Tre famiglie invece sono ancora fuori casa: si tratta degli abitanti dei civici 1, 2 e 6 del primo piano che hanno subito danni diretti dallo smottamento e che presumibilmente potranno tornare nelle loro case solo alla fine dei lavori di messa in sicurezza. Due famiglie hanno trovato una casa grazie ad amici e parenti, una invece è in albergo, sino al 9 gennaio a spese del Comune, poi non si sa. 

L'Agenzia del Demanio sta intervenendo a proprie spese per preservare la pubblica incolumità dei cittadini danneggiati ma conta di rifarsi chiedendo conto alla Cooperativa che era proprietaria dell'area franata, con cui c'è un contenzioso aperto dal maggio scorso, ossia da quando è stato accertato che i soci della Coop avevano comunicato una rinuncia abdicativa.

Il Demanio ipotizza che questa "rinuncia" sia stata motivata dalla consapevolezza della fragilità dell'area, da cui già da anni erano avvenuti piccoli smottamenti.

Ma su questo sarà il giudice a decidere. 

La contesa legale acquista ancora più importanza da quando la procura ha avviato un'indagine penale sulla frana della vigilia di Natale ipotizzando il reato a carico di ignoti per disastro e frana colposi.

L'inchiesta  si focalizza su due aspetti: da un lato quello geologico e dall'altro, appunto, quello amministrativo.
Gli investigatori vogliono innanzitutto capire cosa ha provocato la frana e di chi sono le responsabilità. Nel mirino proprio gli allarmi inascoltati lanciati da anni dai residenti e il distacco di alcuni massi avvenuto tre giorni prima.
Ma torniamo ai lavori che stanno per partire: subito dopo lo smottamento del 24 dicembre i tecnici del Demanio hanno effettuato una sofisticata e dettagliata mappatura dell'area grazie all'utilizzo di radar e droni. Il primo passo del cantiere è stato il disgaggio dei massi più grandi e di alcuni alberi che potrebbero scivolare verso i palazzi. 
Solo quando sarà terminata questa fase di messa in sicurezza del costone si potrà intervenire a valle, con la rimozione dei massi e degli altri detriti crollati dal costone, il motivo dell'evacuazione dei due edifici e anche dell'impossibilità di utilizzare l'ingresso del civico 46, il più danneggiato. Gli inquilini dei palazzi sono potuti rientrare nelle loro case grazie a un portone provvisorio ricavato in un garage dei fondi del palazzo.

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