Cronaca

L'ex allievo di Morandi mercoledì in aula, oggi tocca ad altri due testi, di Aspi e del Rina con focus sui controlli svolti solo con i droni e non svolti affatto
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di Michele Varì

GENOVA - E' una settimana importante per il processo della tragedia di Ponte Morandi, la settimana in cui comparirà in aula, la sua audizione è fissata per mercoledì, il superteste Emanuele Codacci Pisanelli, ex allievo dell'architetto Riccardo Morandi, convocato dopo le rivelazioni ad inizio febbraio di un altro testimone, Paolo Rugarli, perito delle parti civili Possetti e Bellasio, più che mai importanti in questo processo.

Codacci Pisanelli potrebbe contribuire a scoprire le tante omissioni e inchiodare Autostrade per l'Italia, Spea e tutti i 58 imputati alla sbarra per la tragedia del 14 agosto del 2018 in cui hanno perso la vita 43 persone.

Il suo nome era stato fatto in aula da Paolo Rugarli che aveva ricordato come il giovane allievo del professor Morandi da consulente di Autostrade a metà degli anni '90 dopo dopo la messa in sicurezza della pila 11 aveva ribadito la necessità di rinforzare anche gli stralli delle pile 10 e 9. Ma la sua istanza, allora, quasi trent'anni prima del crollo, sarebbe stato respinta da due dirigenti di Autostrade, Gabriele Camomilla, responsabile della direzione tecnica, e Michele Donferri Mitelli, responsabile delle manutenzioni, oggi due fra imputati eccellenti insieme all'ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci.

I due dirigenti allora avevano liquidato Pisanelli spiegando che i controlli con le prove riflettometriche smentivano questa emergenza. Controlli, quelli svolti con impulsi elettrici, che però nel resto del mondo già allora non erano definiti attendibili per testare la qualità dei cavi di acciaio annegati nel cemento.

Codacci Pisanelli dopo un anno e mezzo aveva ribadito le sue preoccupazioni sulle pile 9 e 10 in uno scambio di mail proprio con il perito delle parti civili Rugarli, che ha ribadito tutto davanti ai giudici che a questo punto hanno convocato l'ex allievo di Morandi.

In attesa del piatto forte di mercoledì il processo riprende oggi alle 10 parlando delle verifiche sul ponte, dagli anni 90 in poi, svolte solo con i droni, o neppure con quelli.

A parlare saranno due testi dell'accusa, Graziano Verzilli di Autostrade per l'Italia e Di Somma di Rina, il Registro navale italiano di Genova che dopo il crollo era stato incaricato da Aspi di verificare lo stato dei viadotti del nodo autostradale genovese.

Alcuni testi ascoltati la scorsa settimana hanno ribadito che i controlli delle strutture di Aspi erano assenti o superficiali. Quasi mai si andava a controllare le parti cave come i cassoni dei viadotti, le strade dei ponti. Questa inefficienza però non trapelava dai report ufficiali che assegnavano voti sempre migliori delle reali condizioni di viadotti e di gallerie, come ha ribadito la scorsa settimana anche Placido Migliorino, il super ispettore del Ministero, inviato in Liguria dopo la tragedia e fra gli accusatori più spietati di Autostrade e Spea tanto che gli indagati eccellenti nelle intercettazioni telefoniche lo avevano definito "il mastino". 

Interessante alla ripresa del processo sarà anche vedere quante scorie sono rimaste fra le parti in causa dopo le polemiche innescate dal pm Cotugno sul rischio prescrizione per alcuni reati, a cui ha risosto il presidente del collegio giudicante Lepri invitando l'accusa a selezionare le domande per ridurre la durata degli esami se non direttamente inerenti al cuore del processo: il crollo del ponte.

Screzi che fanno parte della dialettica processuale ma che il procuratore capo Nicola Piacente ha subito sminuito affermando che "la procura ha tutto l'interesse che il processo si svolga in un ambito di serenità ed equilibrio istituzionale nei tempi più compatibili possibili con la complessità del procedimento".

Insomma: state buoni e andate avanti.

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