Cronaca

Tra chi era in spiaggia quel giorno c'è chi ha deciso di allontanarsi il più velocemente possibile e chi è rimasto invece pietrificato. Ma qual è la scelta migliore? Ce lo spiega Roberto Parodi, dirigente veterinario della S.C. Sanità Animale di Asl3
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di Aurora Bottino

GENOVA - Due donne all'ospedale nel giro di due giorni. Entrambe rincorse e poi colpite con violenza da un cinghiale.

Continua la polemica su quella che può essere definita una vera e propria emergenza nella città di Genova, che da tempo fa i conti con ungulati che prediligono l'ambiente urbano a quello naturale. Decine i video che viaggiano sul web e che sconvolgono il resto d'Italia: cinghiali che rubano aperitivi dai tavolini in spiaggia, grossi esemplari che passeggiano indisturbati per la strada e molto altro.

L'ultimo episodio quello di una famigliola che ha effettuato una incursione nella splendida spiaggia di San Fruttuoso di Camogli, sotto all'abbazia, tra gli sguardi attoniti di turisti e genovesi. 

Tra chi era in spiaggia quel giorno c'è chi ha deciso di allontanarsi il più velocemente possibile e chi è rimasto invece pietrificato. Ma qual è la scelta migliore? Perché mentre in quel caso il bilancio dei feriti risulta 0, sono stati diversi gli episodi che hanno visto persone scaraventate a terra o ferite dalle zanne dell'animale. A spiegarlo ai microfoni di Primocanale è Roberto Parodi, dirigente veterinario della S.C. Sanità Animale di Asl3.

"Il comportamento ideale è quello di rimanere immobili, se ci si riesce. Questo perché gli animali, vedendo una figura che si muove velocemente, potrebbe essere portato ad andargli contro, sia per curiosità sia per difesa rispetto a un eventuale pericolo. Il cinghiale non è un cagnolino, è un animale che ha una sua etologia e che naturalmente è un pericolo per le persone".

La signora di 35 anni finita all'ospedale, dove è ancora ricoverata, stava uscendo da casa sua in piazza Palermo quando si è trovata davanti un cinghiale mamma con i piccolini che mangiava dal cassonetto dei rifiuti che erano riusciti a rovesciare. Neanche il tempo di rientrare nel portone che è stata caricata e scaraventata a terra. "Il pericolo è grosso quando ci si trova in ambiti stretti, chiusi, con un cinghiale. Scappare è molto difficile e questi animali sono grossi e pericolosi, quando ti colpiscono è come essere travolti da una lavatrice".

La donna, spiega Parodi, non sarebbe stata morsa ma sarebbe venuta a contatto con le zanne e la dentatura dell'animale: questo perché i cinghiali raramente mordono, mentre attaccano scagliandosi contro chi ritengono una minaccia.

"La cosa principale da fare è augurarsi di non incontrarli in un ambiente troppo stretto. Infatti spesso si vedono video di cinghiali che camminano per la strada, faccio un esempio con piazza De Ferrari o piazza della Vittoria. In quei casi vanno per loro conto senza curarsi delle persone: i problemi nascono quando ci sono i piccoli, il cibo e ambienti augusti". 

Eppure sembra quasi impossibile non incontrarli, almeno una volta, in mezzo alla strada. "Questo perché il loro habitat è diventato quasi esclusivamente urbano. La popolazione degli ungulati è aumentata esponenzialmente proprio perché questi animali stanno bene, si nutrono bene: dove prima c'erano dieci nuclei famigliari ora ce ne sono 100. Se andiamo a vedere, prima il cinghiale  aveva la caratteristica di avere un numero di cuccioli ridotto rispetto al maiale domestico, ora non è più così e si vedono famiglie con anche otto o nove cuccioli, che si spostano verso la città proprio perché fanno meno fatica a trovare cibo. Purtroppo c'è tutta una casistica che non potrà che peggiorare se il numero di esemplari continua a incrementare".

Tanti sono i casi di aggressioni da parte di ungulati dove le persone ferite erano fuori con il loro cane: "La presenza di un altro animale, come un cane, potrebbe andare a peggiorare la situazione, soprattutto se l'animale in questione abbaia e si agita".

Dopo i due casi in un periodo così ristretto, arriva una raccomandazione, un appello ai cittadini: "La raccomandazione è quella di rispettarli e allo stesso tempo di non considerarli come orsacchiotti di peluche. Va considerato un animale selvatico, con tutte le sue peculiarità. Quindi non vi avvicinate: bisogna sempre tener presente che sono animali con un pericolo oggettivo. Non si può pensare che siano semplicemente dei grossi maiali. Persino i miei colleghi che si occupano di peste suina e che spesso vengono chiamati per interventi con animali da sedare hanno rischiato spesso di essere feriti in modo grave, nonostante la loro conoscenza della specie".

"Sono animali selvatici con un indole che non è quella del cane. È un problema serio, che va affrontato in maniera seria, bisogna riportare la situazione a quella che era: una convivenza - continua Parodi -. Dopo l'esperienza Covid, che è un virus arrivato agli animali, e poi con il pericolo dell'influenza aviaria ci siamo resi conto che ambiente, uomo e animali sono fattori fondamentali, e tutti e tre condividono una salute che dobbiamo salvaguardare. Dovrebbe essere un equilibrio, che a Genova in questo momento è stato rotto". 

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