Cronaca

1 minuto e 0 secondi di lettura
di Redazione

GENOVA - Condannato a pagare 3000 euro di spese giudiziali, oltre alla revoca del porto di fucile e della detenzione di munizioni. Costa carissimo, come stabilito da una sentenza del Tar Liguria, il gesto di un cacciatore nel Savonese che aveva sparato a una pernice rossa, mancandola, imprecando contro i militari che gli stavano verificando i documenti durante un controllo relativo all'attività venatoria.

Il ricorrente, durante il controllo dei documenti, sentito il richiamo di un amico che segnalava l'arrivo di una pernice rossa, aveva lasciato cadere i documenti che teneva in mano per imbracciare il fucile - ancora carico - sparando in direzione dell'animale, "non curante della sicurezza dei militari e delle altre persone presenti nei pressi". Successivamente, non avendo colpito il volatile, ha iniziato ad imprecare contro i militari ritornando a cacciare.


Il cacciatore ha perso il ricorso contro Questura di Savona, carabinieri di Varazze, Ministero dell'Interno, Ministero della Difesa, Ufficio Territoriale del Governo Savona. Il Tar ha dichiarato legittimi gli atti con cui i carabinieri avevano segnalato l'episodio evidenziando la condotta tenuta dal ricorrente e la "facile perdita della ragione che, con l'uso improprio dell'arma, ha creato un pericolo per i soggetti accertatori e per le altre persone nelle vicinanze".