Cronaca

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di Matteo Angeli

NOVI LIGURE - “Si è vecchi solo quando i rimpianti superano i sogni" ripeteva citando Einstein. Non so quanti rimpianti avesse, penso pochi, ma sicuramente aveva tanti sogni. Quel sogno che lo aveva portato da ragazzo da Lerma a Genova per provare a “fare qualcosa”. Prima eccolo cameriere in qualche ristorante poi prendersi il diploma da ragioniere dopo notte e notti passate sui libri.

Poi il breve trasferimento a Roma per lavorare in un'azienda americana e quindi il ritorno in Piemonte dove si dedica alla vinicola Vallechiara, una piccola azienda per l’imbottigliamento del vino con la sua innovativa idea di distribuire piccole bottiglie monodosi, un quarto di litro. "All'inizio mi guardavano come fossi matto" mi raccontò una volta. Poi l'idea piano piano si dimostrò vincente perché quelle bottigliette era ideali, per esempio, per per grandi mense.

Così all’inizio degli anni Sessanta Flavio Repetto fonda la Generale Ristorazione e lancia prima ristorazione collettiva di qualità. In dieci anni arriva a servire 50 mila pasti al giorno. Un successo straordinario.

Nel 1975 si prende la maggioranza di Sibeto, società di imbottigliamento e di distribuzione del marchio Coca Cola per il Nord Ovest, altro successo. Quindi l'acquisizione dei marchi Elah e Dufour, assieme allo stabilimento di Pegli, nel 1982 dal Tribunale Fallimentare. Riesce a tenere quasi tutti i dipendenti che stavano perdendo il lavoro e a rilanciare entrambi i marchi. Poi nel 1985 nella famiglia entra la Novi che in poco tempo ottiene straordinari risultati anche in questo campo.

Avevo 15 anni quando lo conobbi per la prima volta. Era un amico di famiglia e quindi mi capitava spesso di vederlo. Un giorno rimasi colpito da un pulsante posizionato sul cruscotto della sua berlina nera. “Schiaccia e parla” mi diceva e all’improvviso la mia voce si sentiva fortissima in strada. Io non lo sapevo ma ho poi scoperto fosse un sistema di allarme in caso di rapimento o problema. Quanto mi piaceva quella cosa, quanti scherzi ai passanti.
Ci sono due cose che nel tempo mi ha ripetuto come un mantra. “Lavora tanto e sii sempre onesto”. Erano esattamente le parole con cui sono cresciuto a casa, papà me le diceva sempre. Forse anche per questo che erano molto amici e che spesso si ritagliavamo anche una sola ora per stare insieme.

“Mio papà era un contadino e ne vado orgoglioso”. Questa è sempre stata la sua forza, la sua spinta. Conosceva il sacrificio, la dedizione ma anche l’altruismo riuscendo ad avere un rapporto straordinario anche con i suoi operai. Perché? Semplicemente perché era un esempio. L’esempio di chi si è fatto da solo e non ha mai dimenticato le sue origini, presentandosi in fabbrica ogni mattina alle 8. Praticamente fino all'ultimo.
E oggi mentre sono in campagna mi cade l’occhio su un vecchio vassoio della Coca Cola. "Ce l’aveva regalato lui" ricorda mia madre. Quanto mi piaceva da ragazzo, non ce l’avevano in molti. Penso però sia ancora più bello oggi potendo capire perché è lì.
Se ne va un grande sognatore. Un esempio per me, ma penso per molti.