Cronaca

Il docente: "Avrei fatto pec al provveditore regionale e agito per lasciare tracce. Ho scritto impressionante degrado perchè l'opera presentava tante criticità che sorprendevano per una struttura di meno di 50 anni di vita"
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di Michele Varì

GENOVA -""Se avessi avuto percezione che il ponte era pericoloso avrei inviato una pec al provveditore e quantomeno avrei lasciato tracce formali, parlato e agito per lasciare traccia evidente di questo pericolo...".

Lo ha detto poco prima delle 13 di oggi in aula rispondendo a una domanda del pm Walter Cotugno il professor Antonio Brencich, ingegnere consulente del Cta del Mit, imputato al processo
Morandi perchè ha avallato il progetto per mettere in sicurezza il ponte nonostante avesse scritto nella sua relazione che nella struttura emergeva "uno stato di degrado impressionante", considerazione quest'ultima che però aveva poi fatto cancellare nella relazione inviata al Ministero delle Infrastrutture, di fatto non permettendo, a dire dell'accusa, di valutare il reale degrado dell'opera e di evitare la tragedia.
 
Il docente ha spiegato di avere acconsentito alla sottrazione della frase più allarmante perché, come gli era stato fatto notare dal relatore del progetto Buonaccorso (anche lui imputato e presente in aula), quella poteva apparire come una considerazione che non entrava nel merito del progetto, che era il loro compito "e poteva essere letta come la solita polemica da parte mia visto che in passato mi ero già espresso pubblicamente contro il viadotto dell'ingegnere Morandi". D'altra parte, ha aggiunto Brencich, "che l'opera fosse ammalorata con perdite di sezioni dal 10% al 20% di alcuni fili dei trefoli degli stralli del ponte era già scritto nella relazione dei progettisti".

Il presidente del collegio dei giudici Paolo Lepri ha poi chiesto se avesse mai parlato con altri due imputati che facevano parte della Cta Sisca a Servetto? Brencich ha risposto di no, aggiungendo che ogni componente si occupava della parte di cui era esperto, Sisca di questioni amministrative, Servetto dell'aspetto viabilistico, lui della struttura. "Se ho parlato con il numero uno del provveditorato delle opere liguri Ferrazza? No, l'ho conosciuto  quel giorno, lui presiedeva, non abbiamo parlato del progetto".
 

 L'errore di Brencich, a detta dei pm titolari dell'indagine sulla tragedia costata la vita a 43 persone, è stata quella di criticare a più riprese sin dal 2008 l'ingegner Morandi e il suo viadotto sul Polcevera, con interviste e prendendosi la briga pure di scrivere alla rivista degli ingegneri per dire che non era un capolavoro dell'ingegneria, ma poi nel 2017 avvallare e magnificare un progetto di messa in sicurezza del ponte depurando la sua relazione tecnica della frase più significativa, "emerge uno stato di degrado impressionante" che, per l'accusa, se fosse arrivata al Ministero delle Infrastrutture avrebbe forse evitato la tragedia.
 
Brencich, stimato ingegnere strutturista dell'Università di Genova, oggi è comparso per la terza udienza consecutiva davanti ai giudici per cercare di difendersi dalle accuse che gli vengono mosse.

Lui, da consulente del comitato tecnico amministrativo del Provveditorato regionale alle opere pubbliche, come l'intero Cta, si sarebbe dovuto accorgere che il viadotto era a rischio e avrebbe dovuto subito lanciare l'allarme per fare chiudere il transito alle auto. Da ingegnere strutturista prima di dare l'ok al rifacimento del ponte avrebbe dovuto accorgersi del suo degrado e lanciare l'allarme per le sue degradate condizioni. Perchè non lo fece? Perché avallò la cancellazione di quella frase? Per gli inquirenti perché aveva un consolidato rapporto di collaborazione con autostrade.

L'esame di Brencich è terminato nel pomeriggio, domani toccherà all'imputato progettista di Spea Emanuele De Angelisi.

In aula oggi c'erano anche Egle Possetti e Marcello Bellasio del comitato familiari vittime del Morandi, e il loro consulente, l'ingegnere Paolo Rugarli che rimarrà a Genova per le tre udienze della settimana per ascoltare i progettisti di Spea imputati De Angelis e Giacobbi (anche lui oggi in aula) che dovrebbero finire di parlare entro mercoledì.

C'è molta attesa soprattutto per l'esame di Emanuele De Angelis che spiegherà come è nato il progetto di retrofitting e perchè con tanto ritardo, almeno 25 anni.

Dopo di lui parlerà un altro imputato di Spea, Massimiliano Giacobbi, che però nel disegno del retrofitting ha un ruolo meno importante.

Gli inquirenti hanno anche criticato la scelta di Autostrade per l'Italia  di affidare un progetto più importante dell'opera più prestigiosa della rete a un ingegnere, De Angelis appunto, con soli tre anni di esperienza. E' come se il sindaco di Genova Bucci per il nuovo Morandi invece di affidarlo a Renzo Piano avesse dato l'incarico a un neo architetto che si era appena laureato, hanno riferito dal palazzo di giustizia.

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