GENOVA -L'ex ministro e a lungo presidente di Spea Costa (primo a sinistra) dice che non sapeva dell'esistenza del Morandi, di cui ha appreso il giorno del crollo durante un funerale, l'ex presidente di Atlantia Cerchiai (a destra) invece cerca di smentire, nonostante esista un verbale dell'incontro, le affermazioni ai giudici fatte l'anno scorso del cassiere dei Benetton Gianni Mion sulla famosa riunione del 2010 in cui si affermava che "il vizio di costruzione del ponte fosse noto e che la sicurezza del viadotto se l'autocertificavano", e poi l'ex ministro dei Cinque Stelle e attuale capogruppo in senato Stefano Patuanelli (al centro) che rivela come anche dopo il crollo Castellucci fosse un punto di riferimento per il governo per il salvataggio di Alitalia, tanto che lui, Castellucci, e questo si intuisce dalle sue trame, aspirava a trovare spazio anche come possibile amministratore delegato della nuova azienda, sgomitava ad altissimi livelli nonostante fosse appena crollato il ponte e fossero morte 43 persone. Nonostante lui fosse ed è il principale imputato di quella tragedia.
Oggi al processo Morandi i difensori di Giovanni Castellucci hanno calato quelli che loro dovevano essere tre carte importanti, tre testi, tre big, Costa, Cerchiai e Patuanelli, e che invece a molti, alla fine, non sembrati tali.
Come conferma Raffaele Caruso, legale del Comitato familiari vittime del Morandi, "testi a mio avviso inutili visto che nelle loro parole non ho colto la pregnanza rispetto alla ricostruzione della vicenda processuale - spiega Caruso - la testimonianza dell'ex presidente Spea Costa di certo non dice che il ponte era sano e non aiuta un'impresa che a quanto pare non faceva arrivare le notizie ai vertici, Cerchiai invece cerca di smentire le parole di Mion ma ha ammesso che ci fu una riunione e che dopo quella riunione di 'induction' (incontri informativi all'interno di Atlantia) cercò di approfondire le condizioni del ponte Polcevera, con tanto della frase di Castellucci in cui diceva che il ponte aveva dei problemi che avrebbero trovato soluzione definitiva solo con il progetto di retrofitting. Testi quindi che non cambiano la ricostruzione dell'accusa. Il teste Patuanelli poi, altro ex ministro, ha detto invece che ha avuto più interlocuzioni con Castellucci per quanto riguarda il dossier Alitalia in vista della possibile acquisizione da parte di Lufthansa, anche questa testimonianza non ci sembra che possa incidere nel quadro complessivo dell'accusa".
Cerchiai, presidente di Atlantia da aprile 2010 ad aprile 2022, in aula ha detto: "Non ho memoria che nelle riunioni di induction si sia mai parlato di problemi di sicurezza relativi al ponte Morandi. E, in generale, in quelle riunioni, non si faceva riferimento a strutture specifiche". Per la procura sarebbe stato lo stesso Cerchiai invece a convocare quella riunione. Ma il manager ricorda di avere partecipato invece a quella successiva, il 10 novembre 2010, del Comitato completamento lavori che, secondo l'accusa, venne convocata proprio dopo quanto emerse dalla precedente.
Il pm Marco Airoldi gli ha mostrato il verbale del 10 novembre in cui si legge che si chiedeva informativa "come da richiesta emersa in precedente induction". "Forse se ne sarà parlato ma io non partecipai". In quella riunione di novembre "l'ingegnere Tozzi disse che non c'erano rischi sostanziali. Non ricordo l'intervento di Castellucci, immagino abbia detto qualcosa sui lavori di rinforzo". Anche in questo caso la procura ha mostrato il verbale in cui emerge che l'ex ad disse che "la decisione risolutiva (per il Polcevera ndr) sarebbero i lavori di rinforzo". L'ex presidente ha anche detto di non avere mai visto il catalogo dei rischi "nell'elencazione specifica. Il cda esprimeva una indicazione di fondo, generale. Io non ho mai guardato il catalogo".
In quel catalogo, per la procura, già nel 2013 si parlava di rischio crollo del Morandi per ritardati interventi di manutenzione.
Patuanelli ivece in aula ha detto: "Non incaricai Castellucci di agire in nome e per conto del Governo. Si propose lui e mi parve un interlocutore qualificato".
Patuanelli e Castellucci si incontrarono più volte nel 2019 per il dossier Alitalia "quando non era più ad di Atlantia. Conosceva bene la situazione rispetto all'interesse di Atlantia per Alitalia, che voleva entrare in cordata con Fs, aveva seguito tutta la parte preliminare. E conosceva bene anche il gruppo Lufthansa, che poteva essere interessato a immettere capitale in Alitalia". Gli incontri andarono avanti fino ai primi mesi del 2020 quando "era poi diventato evidente che Alitalia avrebbe avuto una strada diversa. E Atlantia fece sapere che non avrebbero potuto continuare per la questione della revoca della concessione. Castellucci "non si propose direttamente a me come presidente di Alitalia, me lo disse la senatrice Giulia Lupo "che voleva avere un ruolo se si fosse concretizzata la cosa. Io ritenevo Castellucci un interlocutore qualificato
L'ex ministro Costa è stato l'unico a fermarsi a parlare con i giornalisti dopo l'interrogatorio: "Ricordo bene i giorno del crollo perchè ero ad un funerale in cui l'amico che era mancato aveva degli amici di Genova, uno di loro disse che non poteva, come era previsto, andare sul pulpito a ricordare lo scomparso perchè a Genova pochi minuti prima era caduto un ponte e non se la sentiva. Quando ho capito che si trattava di un ponte che in qualche modo mi riguardava il primo istinto è stato quello di mettermi dalla parte di chi aveva perso un proprio caro. Io avevo l'esperienza precedenza, quando ho fatto il ministro mi era capitata la tragedia del Sarno, oltre duecento morti per l'alluvione, e li ho imparato come ci si deve comportare, in quei momenti ci si deve solo mettere nei panni di quelle persone. Piangere assieme, poi si vedrà, le colpe, e altre robe, e questo è quello che ho cercato di fare, e devo dire che molti dei mie ingegneri è gente che ha pianto, è come il medico a cui gli muore il paziente, ovvio che soffrono di più i familiari, ma soffre anche il medico".
Alla domanda se questa tragedia si poteva evitare Costa risponde così: "Non lo so, ripeto non sapevo neppure che il Morandi esistesse, ho letto anche io le carte dopo, c'era il progetto di retrofitting che era pronto e approvato dal ministero, probabilmente se partiva sei mesi prima ora non saremmo qui, ma con i se i ma...". Costa alla domanda sull'eccessiva commistione fra Spea e autostrade per l'Italia risponde dicendo: "Spea era una società come Aspi controllata dal gruppo Atlanta. La legge italiana prevede che le società autostradali gestiscano e costruiscano, ma la legge prevede anche che una parte di queste attività venga fatta da una società propria, in housing, in casa, perchè se ogni volta che devo fare un pezzo di strada devo fare una gara non riesco a muovermi, per questo c'erano le società in housing come Spea in ingegneria e Pavimental per altri lavori, poi Spea aveva anche la sorveglianza...guardate sono contento di poterlo raccontare, ieri a Firenze, dove abito in questo momento, mi ha chiamato un tecnico per un problema all'ascensore dicendomi che sono l'ascensorista, posso venire? Lui è come il signor Spea, la gestione aveva bisogno di queste cose...". E alla domanda: Ma è crollato un ponte? "Infatti tutto quello che diciamo non vale niente perchè tutto quanto è stato fatto non era abbastanza per evitare che il ponte".
Chi a sbagliato? "Chi ha sbagliato lo decideranno i giudici".
Alla domanda se la privatizzazione ha abbassato il livello dei controlli, Costa risponde così: "Una concessione come quella autostradale c'è concessionario e concedente che era l'Anas, che poteva chiedere quello che voleva. Noi avevamo rinnovati i contratti, i cosiddetti contratti incentivanti, con la tariffa incentivante, la tariffa doveva crescere non più dell'inflazione e tenere conto degli elementi di efficienza e sicurezza, tutto programmato, tu devi dare sicurezza, condizioni pensate per 23 società, poi si arriva nel 2007 in cui tutto cambia, cambiano le normative, la mia convenzione è sparita nel 2007".
IL COMMENTO
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