Cronaca

L'ex numero uno di Aspi e principale imputato attenderà i confronti dei consulenti e periti per calibrare la sua versione difensiva che sarà tesa ad accusare lo Stato che a suo dire avrebbe consegnato un'opera con vizio di costruzione, e non solo
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di Michele Varì

GENOVA - Il condizionale è d'obbligo, ma l'ex numero uno di Autostrade per l'Italia e principale imputato del processo Morandi Giovanni Castellucci avrebbe deciso di rilasciare dichiarazioni spontanee ai giudici.

Lo farà però solo dopo la lunga fase tecnica cruciale per il processo che inizierà la settimana dell'8 aprile, dopo Pasqua, e vedrà confrontarsi consulenti delle parti e periti dei giudici per stabilire le cause del crollo e eventuali responsabilità.

Trapela anche che la difesa di Castellucci (nella foto a sinistra, a destra uno dei pm, Walter Cotugno) punterà sul fatto che lo Stato attraverso Autostrade avrebbe consegnato nel '99 ad Aspi (Autostrade per l'Italia) un ponte difettoso con un vizio occulto e occultato di costruzione sulla pila 9 che ha poi provocato il crollo. Tesi già anticipata la settimana scorsa da Primocanale. Oltre al vizio costruttivo i consulenti degli imputati per giustificare il crollo punteranno sul carroponte installato sino alla notte prima del disastro da una ditta per effettuare i lavori ai jersey e sulla bobina di acciaio da 30 tonnellate che sarebbe caduta sul ponte da un tir precipitato.

 

Aspettando la fase tecnica e Castellucci, che non a caso ha ripreso a frequentare l'aula del tribunale con assiduità, la settimana che inizia oggi del processo Morandi per il crollo del 14 agosto 2018 che ha provocato 43 vittime, è contrassegnata da udienze che rischiano di concludersi nel volgere di poche ore per mancanza dei programmati testimoni a difesa.


Oggi, 25 marzo, invece dei tre previsti in aula ci saranno due testi, uno è Paolo Mannella, ingegnere Anas esperto in ponti e gallerie, già sentito a febbraio però richiamato per mostrare i progetti di altre opere realizzate dal Morandi e gestite da Anas. Fra questi il Carpineto, in Basilicata, costruito nel 1977 e poi il Magliana a Roma.

Nell'udienze passate si era anche parlato del viadotto Bisantis di Catanzaro, altra creazione di Morandi, inaugurata nel 1962, dunque cinque anni prima del Polcevera, però curata a dovere e ancora in piedi e tutt'ora simbolo della città calabrese.
Mennella è stato chiamato in aula dall'imputato Giampaolo Nebbia, responsabile ufficio funzione centrale e servizi esercizio Spea, difeso dagli avvocati Luca Marafioti e Massimo Amoroso del Foro di Roma. L'altro teste oggi in aula sarà Pasqualino Pastorino, chiamato dall'imputato Sanetti.

Domani invece sarà il turno del teste Luca Della Longa, ingegnere civile strutturista in passato direttore di Aspi del tronco di Genova, chiamato dall'imputato Paolo Berti, direttore centrale operazioni Aspi, assistito dagli avvocati Marcello D'Ascia di Napoli e Filippo Dinacci di Roma.


Mercoledì invece nell'ultima udienza prima della pausa pasquale in aula ci sarà Mauro Dolce, ingegnere dipendente del ministero, chiamato per la difesa di Paolo Berti, ma anche di Giovanni Castellucci e un'altra lunga serie di imputati: De Angelis, Ferretti, Giacobbi, Malgarini e Mollo.

La testimonianza di Dolce era già stata calendarizzata nelle precedenti udienze, ma è stata rinviata perchè non c'era abbastanza tempo per sentirlo, a conferma che la sua, come si intuisce dai tanti imputati che lo hanno chiamato a parlare, sarà una testimonianza importante e anche molto lunga.

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