Cronaca

Sindacati, Anpi e cittadini mobilitati stamane per dire no al progetto che isolerebbe gli stranieri, nell'ex ostello devono essere insediati cento ucraini
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GENOVA- È stato rinviato il trasferimento di circa settanta persone delle famiglie di migranti africani ospitate nell’ex ostello della gioventù del Righi nella più isolata struttura dell'ex Rsa dei Camaldoli, sopra San Fruttuoso. La decisione è arrivata dopo la mobilitazione di associazioni e enti avvenuta questa mattina.

Il segretario generale della Cigil Igor Magni a nome della Camera del Lavoro, dell'Anpi Oregina, di Genova Solidale e il sindacato inquilini Sunia ha subito inoltrato alla prefettura una richiesta ufficiale per avere un incontro per affrontare le tematiche legate ai migranti e alle loro prospettive di integrazione sul territorio genovese.

Il trasferimento dei migranti - per lo più famiglie con bambini -  era stato previsto cinque giorni fa, ma era stato rinviato dal prefetto Cinzia Teresa Torraco per la resistenza passiva delle famiglie che non vogliono lasciare la struttura dove sono già integrati con i cittadini della zona e rispetto ai Camaldoli vi sono migliori collegamenti con i mezzi di trasporto per chi deve frequentare corsi scolastici o raggiungere un posto di lavoro. Fra gli ospiti ci sono bimbi piccoli e persone molto malate.

Oggi è arrivata la decisione di rinviare, ancora una volta, lo spostamento.

Il coordinamento delle associazioni che dice no al trasferimento ha spiegato così il diniego: "Riteniamo questa scelta errata per le persone coinvolte che si ritroveranno a iniziare nuovamente il percorso di inserimento, per il progetto di accoglienza e integrazione che dopo tanti sacrifici stava dando risultati tangibili con la continuità educativa dei più piccoli e l'inserimento nel mondo del lavoro già della metà degli uomini ospitati, inoltre si penalizza la gestione e l'impegno delle persone, svalutandole a cose da spostare a piacimento anziché individui con percorsi, aspirazioni e traguardi". In ogni caso, assicurano i residenti, "convinti che l'accoglienza non si moduli per il colore della pelle, religione o lingua, continueremo a offrire agli ospiti della struttura, qualsiasi sia la provenienza, tutta l'assistenza possibile, anche se riteniamo che le scelte prese così rapidamente, senza un confronto vero con operatori e territorio, non offrano una visione positiva del futuro e per certi versi demoralizzano chi ha speso tanto tempo e tanta energia nel lavoro di inclusione".

 

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